Page 84 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            austriaci. Quello di Treponti fu il primo combattimento di una qualche importanza
            non diretto da Garibaldi; si concluse con una ritirata ma ebbe ugualmente rilevanza
            perché portò alla destituzione del maresciallo Urban e fece ritenere agli austriaci che
            fosse stata una finta per mascherare l’avanzata di Garibaldi su Salò.
               L’insuccesso di Treponti è la conseguenza di una situazione nuova. Fino a Brescia
            l’azione sviluppata da Garibaldi è completamente indipendente, mentre da quella data
            in poi la storia dei Cacciatori delle Alpi si lega a quella dell’Armata franco-sarda.
               «La mente che dirige è un’altra, il concetto scende dall’alto, da sfera lontana e
            superiore, e l’uomo che comanda i Cacciatori delle Alpi, sottomesso al cenno d’altri
            capi, ingranato sempre più nel rigido meccanismo della gerarchia militare, diventa un
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            brigadiere qualsiasi dell’esercito e non è più Garibaldi» .
               Il combattimento di Treponti è un insuccesso tattico che probabilmente sarebbe
            stato evitato se Garibaldi avesse mantenuto la libertà di molestare sul fianco il nemico
            nel modo da lui ritenuto migliore.
               Le sue doti di condottiero avevano bisogno di libertà d’azione, scrive il generale
            Rocca. Nelle Memorie Garibaldi è durissimo nel commentare gli avvenimenti e dopo
            aver lodato il sacrificio di tanti suoi uomini aggiunge:
               «Questo combattimento ebbe luogo sotto condizioni sì sfavorevoli per aver avuto
            l’onore di trovarci agli ordini immediati del quartier generale principale e quindi es-
            ser stato obbligato di divider la brigata, lasciandone due terzi in protezione di quelle
            cavallerie ed artiglierie, che dovevano avanzare e che mai si videro.
               Per la prima volta nella campagna, che mi trovavo a contatto del quartier generale
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            del re, non avevo certamente motivo di lodarmene!» .
               Mano a mano che le truppe alleate avanzavano, aumentava la loro preoccupazione
            di essere attaccati sul fianco sinistro da truppe nemiche che potevano scendere dalle
            vallate alpine. Per difendere le vallate fu deciso di avviare su Salò la Brigata dei Cac-
            ciatori delle Alpi, ridotta a 2.000 uomini, seguita dalla Divisione Cialdini e Garibaldi
            fu messo agli ordini di Cialdini.
               Il 18 giugno i garibaldini entravano a Salò, seguiti il giorno dopo dalle truppe
            regolari.
               Nei giorni successivi Garibaldi torna a Brescia per conferire con il re e poi si reca
            a Bergamo, Milano e Como per ispezionare i battaglioni di nuova formazione. Intan-
            to i suoi uomini stanno marciando verso la Valtellina da dove si temeva potessero
            arrivare truppe nemiche scendendo dallo Stelvio.
               In Valtellina furono avviati una parte dei volontari arruolati in Lombardia, guidati
            dal tenente colonnello Medici, il battaglione Bixio e i carabinieri genovesi. Il 28


            28   Sono le considerazioni di Giuseppe Guerzoni riportate da Rocca, La campagna cit., p. 163.
            29   Giuseppe Garibaldi, Memorie cit., pp. 226-227.
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