Page 89 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

               «Cacciatori delle Alpi! Miei giovani e coraggiosi compagni! Nel momento in cui
            scrivo di voi, unico pegno ch’io possa consacrarvi dell’affetto mio, in questo mo-
            mento voi siete perseguiti dalla pedanteria e dall’invidia di chi fece nulla, o poco per
            l’Italia, mentre voi opraste quanto un patriota può per il suo paese!
               In questo momento, i vostri prodi ufficiali sono supplantati dai Tersiti dell’Iliade
            italiana, che gozzovigliano lautamente; e la maggior parte dei nostri, i migliori, re-
            spinti, come se fossero nemici, vagando, elemosinando, per le stesse contrade, ove
            con voi debellarono i depredatori delle nostre terre. Ebbene, Cacciatori delle Alpi,
            poveri e generosi miei fratelli d’armi! Il nostro paese non potrà rifiutarvi un plauso
            per le tante gloriose fatiche sopportate, ed egli spera, che nell’ora del pericolo, ben-
            ché repulsi, maltrattati dai malvagi, voi, tornerete ancora, collo stesso slancio e la
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            stessa ilarità [entusiasmo], a combattere i suoi nemici» .
               Molti anni dopo, riprenderà le stesse argomentazioni nel romanzo Cantoni il Vo-
            lontario pubblicato nel 1870:
               «il volontario Cantoni, volontario e non soldato; egli serviva l’Italia Nazione non
            i suoi reggitori, più o meno tiranni, più o meno prostituiti allo straniero […] La patria
            è in pericolo, umiliata, vilipesa, i volontari accorrono da ogni parte della penisola, né
            un solo capace di mancar le armi deve mancare. Il nemico è battuto, il pericolo scom-
            parso, il volontario torna al suo focolare a lavorare il suo campo o ad attendere altre
            occupazioni che devono fruttargli la sussistenza. Egli nelle veglie della sera racconta
            a’ suoi cari le privazioni, i pericoli, le pugne indurate a pro’ dell’Italia, e colla fronte
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            alta dice: io nessuno ho servito, ma il mio paese» .
               È l’ultima, orgogliosa rivendicazione dell’importanza dell’azione svolta da uomi-
            ni che egli seppe motivare e guidare nell’interesse del paese.


















            41   Ivi, p. 224.
            42   Giuseppe Garibaldi, Cantoni il Volontario. Romanzo storico, Reggio Emilia, Beggi  editore,
               1889, pp. 3-4. Mario Isnenghi, I due volti dell’eroe. Garibaldi vincitore - vinto e vinto – vinci-
               tore, in tracce dei vinti, a cura di S. Bertelli e P. Clemente, Firenze, Ponte alle Grazie, 1994,
               pp. 265-300; S. Visciola, Il “problema” del volontariato cit., p. 569.
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