Page 91 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
Dallo scioglimento dell’Esercito Meridionale a Mentana.
I rapporti tra i garibaldini e le forze regolari
Prof.ssa Eva Cecchinato
Università “Ca’ Foscari” di Venezia
1. Le armi del Regno
lla fine del 1860, nella fase della smobilitazione dell’Esercito meridionale
garibaldino, Giuseppe Dezza aveva appena fatto ritorno a Milano. Nato a
AMelegnano nel 1830, Dezza era stato volontario già nel 1848, Cacciatore
della Alpi nel ’59 e l’anno dopo era partito da Quarto tra i Mille. Nel 1866, quando
partecipò alla terza guerra d’indipendenza con il grado di colonnello, era già entrato
da tempo nell’Esercito italiano. Dal 1872 al ’77 sarebbe stato aiutante di campo di
Vittorio Emanuele e in questa veste avrebbe propiziato nel 1874 la visita di Garibaldi
al re. Generale di corpo d’armata nel 1886, deputato nella XIII e nella XIV legisla-
tura, fu nominato senatore nel 1889 e in parlamento si interessò prevalentemente di
questioni militari.
Un cursus honorum, quindi, il suo, di tutto rispetto, che esprimeva del resto una
piena e, possiamo supporre, convinta integrazione nelle istituzioni politiche e militari
del nuovo Regno. Non stupisce allora che nella sue memorie, come ex garibaldino e
come uomo che aveva giurato fede alla monarchia, Dezza ricordasse con particolare
compiacimento l’episodio del 1874 in cui, dopo anni di conflitti e di rancori, era
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riuscito a promuovere l’incontro tra Garibaldi e Vittorio Emanuele . Ma Dezza rievo-
cava con altrettanta fierezza un altro episodio, avvenuto alla fine del 1860 e del pari
emblematico del suo modo di intendere i rapporti tra militanza garibaldina e nuove
lealtà istituzionali.
“Andai poscia a Milano a rivedere gli amici, e sentii, con mio grande di-
spiacere, che si parlava male dei garibaldini: che alcuni di costoro, giunti a
Milano, non tenevano contegno decoroso […]. Cercavo di persuadere gli ami-
ci, che i pochi di Milano non dovevano confondersi con la massa che aveva
fatto il proprio dovere. Ma era un parlare al vento. La Società del Giardino […]
diede un gran ballo al quale intervenne Vittorio Emanuele, Cavour, Dipretis
[sic], ministri, Türr, ecc.
Decisi di andarvi e mettermi la mia bella uniforme, regalata a me ed a Bixio
dalle Guide di Garibaldi […].
1 Cfr. Giuseppe Dezza, Memorie autobiografiche e carteggio (1848-1875), Renon Editore, Mi-
lano 1963, pp. 219-223.