Page 81 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale

            non usava costringere i suoi volontari a seguirlo con la forza, ma lasciava che i dub-
            biosi e gli stanchi si ritirassero (purché non durante il combattimento), senza curarsi
            dell’assottigliamento anche notevole dei suoi reparti, perché per il suo modo di fare
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            la guerra erano meglio pochi volontari convinti che molti scontenti» .
               Nella memorialistica, nell’iconografia e nell’immaginario l’esperienza del volon-
            tariato ha lasciato tracce profonde e ha contribuito a costruire solide leggende intorno
            ai comandanti dei corpi volontari. Tutti gli uomini che hanno accompagnato le vi-
            cende belliche di Garibaldi sono entrati nella leggenda mentre intorno a Garibaldi si
            è venuto strutturando negli anni un vero e proprio mito generato dalle sue azioni, dai
            diari e dalle memorie di chi lo aveva accompagnato, dai resoconti scritti da grandi
            giornalisti e romanzieri come Dumas, dalle biografie scritte da coloro che gli erano
            vicini.
               Garibaldi diventa «il simbolo del guerriero invincibile e disinteressato, nonché la
            forza attrattiva indiscussa del volontariato risorgimentale» .
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               Questa identificazione tra volontarismo risorgimentale e Garibaldi prende le mos-
            se nel 1848-49 e si consolida al punto che, come abbiamo visto, il capo del governo
            sardo ne chiede la collaborazione e il re lo considera un punto di forza. I successi sul
            campo costringono poi, anche molti militari di carriera a rivedere i tanti pregiudizi
            nei confronti di chi non era soldato di leva.
               Per quanto riguarda poi le capacità militari di Garibaldi va detto che le celebra-
            zioni del 1982, in occasione del centenario della morte, sono state fondamentali per
            affrontare un tema fino a quel momento studiato solo in chiave politica. Fu allora che
            il generale Oreste Bovio scrisse che «Garibaldi deve essere considerato un generale,
            autodidatta finché si vuole, ma generale […] perché possedeva le migliori qualità del
            generale: colpo d’occhio, abilità nello sfruttamento del terreno, freddezza d’animo,
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            volontà inflessibile, carisma personale» . Un buon generale dunque che seppe sem-
            pre utilizzare al meglio le qualità dei suoi soldati facendo leva sui valori morali ai
            quali attribuiva un enorme rilievo.
               La campagna militare del 1859 è stata studiata con grande accuratezza dal genera-
            le Carlo Rocca, ma vale la pena di seguirla anche attraverso le pagine delle Memorie,
            scritte da Garibaldi, molto precise e affidabili, anche se cariche di pathos.



            19   Giorgio Rochat, Il genio militare di Garibaldi, in Garibaldi condottiero. storia, teoria, prassi
               a cura di Filippo Mazzonis, Milano, Franco Angeli, 1984, p. 89.
            20   Simone Visciola, Il “problema” del volontariato nel Risorgimento e il mito di Garibaldi con-
               dottiero della nazione, in “Archivio storico italiano”, 2007, disp. III, p. 557.
            21   Oreste Bovio, L’arte militare di Giuseppe Garibaldi, in Garibaldi generale della libertà, Atti
               del convegno internazionale (Roma 29-31 maggio 1982), a cura di A.A. Mola, Roma, Mini-
               stero della difesa, 1984, p. 24.
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