Page 78 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            Garibaldi si affrettò a preparare una lista degli ufficiali che ne avrebbero costituito i
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            quadri. Era pronto anche l’inno per i volontari, noto come L’inno di Garibaldi .
               Da quel momento cominciarono ad affluire presso il deposito aperto a Cuneo i
            tanti che volevano combattere proprio con Garibaldi.
               Dell’ordinamento di quelli che, in un primo momento furono chiamati Cacciatori
            della Stura, dal nome del fiume che bagna Cuneo, e poi Cacciatori delle Alpi, fu in-
            caricato il generale Cialdini. L’arruolamento era previsto per un anno e al comando
            delle prime otto compagnie fu posto Enrico Cosenz col grado di tenente colonnello,
            un ufficiale di artiglieria dell’esercito borbonico che aveva combattuto nella difesa di
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            Venezia nella prima guerra d’indipendenza .
               I sentimenti dei militari di carriera nei confronti dei volontari sono di diffidenza,
            temperata di disponibilità perché le disposizioni ministeriali sono chiare e non si pre-
            stano ad equivoci. I giovani che arrivano da tutto il centro nord della penisola vanno
            accolti nel migliore dei modi. Nessuno però apprezza, a partire da Cavour, che tanti
            preferiscano l’arruolamento nel corpo garibaldino, pur avendo i requisiti richiesti per
            entrare nel regio esercito.
               Il nome di Garibaldi è però prezioso per raccogliere sotto la bandiera sabauda
            anche le frange più democratiche, tra cui non pochi mazziniani.
               Come scrive Giovanni Cadolini, che nel 1859 era sottotenente del 2° reggimento
            dei Cacciatori delle Alpi:
               «Coloro che professavano principi contrari alla monarchia, mazziniani e federali-
            sti, anelano essi pure di combattere l’Austria, però, mentre molti venuti alle diverse
            parti d’Italia, entrano volontari nell’esercito sardo, quelli non avrebbero combattuto
            che sotto il comando di Garibaldi. Assecondando dunque la formazione dei Cac-
            ciatori delle Alpi il conte di Cavour da una parte aumentava la forza dell’esercito e
            dall’altra disarmava ed anche conquistava gli avversari. Inoltre così operando egli
            appagava un desiderio delle popolazioni italiane ridestando più vivo l’entusiasmo,
            chiamando i giovani più baldi a seguire un uomo cui precorre una fama d’eroismo e
            di patriottismo non uguagliata da nessun altro cittadino in questi tempi» .
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               A metà marzo lo statista piemontese sintetizzava con queste parole la situazione:
               «Camminiamo d’accordo con Garibaldi, che dimostra un senno politico maggiore



            11  Le parole sono del poeta Luigi Mercantini e la musica è di Alessio Olivieri. Il ritornello recita:
               «va fuori d’Italia, va fuori ch’è l’ora, va fuori d’Italia, va fuori, o stranier!»
            12  Carlo Rocca, La campagna del 1859, in il generale Giuseppe Garibaldi, Roma, SME-Ufficio
               storico, 1982, p. 132.
            13  Diario Cadolini Giovanni (copia), in Ufficio storico SME, Sezione Archivio, Campagna 1859,
               poi in G. Cadolini, i Cacciatori delle Alpi. ricordi del 1859, in “Nuova Antologia”, f. 853, 1°
               luglio 1907, pp. 1-35.
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