Page 74 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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            spettanti alle diverse province della penisola, servirebbe di legame fra queste ed il
            Piemonte» e permetterebbe di utilizzare bene la parte più accesa della popolazione.
               Queste argomentazioni degli esuli democratici, espresse da Pallavicino, le ve-
            dremo riproposte dai moderati solo tre anni dopo, in previsione della guerra all’Au-
            stria.
               La Legione Anglo-Italiana fu invece sciolta nel corso dell’estate del 1856, ma
            il progetto di un esercito di volontari, costituito da italiani di tutte le regioni delle
            penisola da affiancare all’esercito regolare, nella futura guerra d’indipendenza, non
            fu abbandonato. Tra i Cacciatori delle Alpi e i Mille di Garibaldi ritroviamo anche
            alcuni volontari di questa formazione, costituita a metà degli anni Cinquanta.
               Se i democratici erano molto attivi, Cavour non lo era meno. Lo dimostra il suo
            desiderio di incontrare segretamente Garibaldi ad agosto 1856 per chiarire la posizio-
            ne del governo piemontese.
               In quello stesso periodo il Nizzardo entra a far parte della nuova associazione che,
            partita con le adesioni di un ristretto numero di esuli, diventerà la Società nazionale
            italiana - pedina fondamentale tra le mani di Cavour - solo quando Garibaldi, nel
            1857, darà la sua adesione al testo programmatico del partito nazionale, superando di
            slancio le tante perplessità di chi si dichiarava d’accordo, ma non voleva limitare la
            propria libertà d’azione.
               Il 20 maggio 1857 Garibaldi sottoscrive il testo programmatico di Pallavicino che
            dice tra l’altro:
               «Il Partito nazionale italiano, avendo ormai raccolte numerose e notevoli adesioni
            in tutte le province italiane, crede utile solennemente dichiarare:
               ch’egli intende sottomettere ogni questione di forma politica o d’interesse provin-
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            ciale al gran principio della Indipendenza e Unità italiana ;
               ch’egli sarà per la Casa di Savoia finché la Casa di Savoia sarà per l’Italia, in tutta
            l’estensione del ragionevole e del possibile;
               […]
               ch’egli crede che alla liberazione ed unificazione dell’Italia sia necessaria l’azione
            popolare italiana, utile a questa il concorso governativo piemontese;
               […]» .
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               Il 1857 è ricordato per il fallimento di una serie di tentativi repubblicani: la spe-
            dizione di Sapri che costò la vita a Carlo Pisacane, il moto insurrezionale tentato a
            Genova, l’analogo tentativo fatto a Livorno. Il fallimento e la successiva repressione
            di questa serie di moti, misero ancora una volta i democratici italiani di fronte alla


            3  Pallavicino e La Farina sostituirono poi la parola unità con la parola unificazione.
            4  Anna Maria Isastia, Il volontariato militare nel Risorgimento. La partecipazione alla guerra
               del 1859, SME-Ufficio storico, Roma, 1990, p. 48.
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