Page 119 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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il 1859 nel carteGGio antonelli-sacconi                             119



                   francesi  e  austriaci  lascino  i  territori  dello  Stato  Pontificio  in  cui  sono
                   acquartierati,  al  fine  di  evitare  il  rischio  di  scontri  armati  entro  i  confini;
                   tuttavia, non fidandosi di riuscire a resistere con le proprie forze armate, si
                   preoccupa di arruolare sotto le bandiere del Papa militari stranieri, soprattutto
                   svizzeri.  Fallisce,  intanto,  il  tentativo  anglo  prussiano  di  mediazione  tra
                   Parigi  e  Vienna  affidato  a  lord  Cowley  e  ormai  l’ultima  speranza  che  il
                   Nunzio accarezza per evitare il conflitto - visto che, a detta del suo collega
                   diplomatico sardo, “la bomba è stata caricata” - è che Torino ascolti i consigli
                   di moderazione che gli arrivano da Parigi. “Mi si assicura, che se contra tali
                   consigli il Governo piemontese ricorresse all’estremo partito d’attaccare gli
                   Austriaci colla speranza di decidere questo sovrano a prendere le armi, in questo
                   momento vi sono qui disposizioni di lasciarlo a se stesso, ed abbandonarlo al
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                   proprio destino” . Al posto della mediazione anglo-prussiana, francesi e russi
                   propongono un Congresso sulla questione italiana, che si dovrà occupare degli
                   Stati minori e, certamente, delle riforme nello Stato della Chiesa. Ma a questo
                   proposito vi sono -scriverà amaramente l’Antonelli -”nemici dichiarati della
                   religione e della Santa Sede che avversandoci per principio porrebbero in
                   dispregio qualunque schiarimento a nostra difesa” . C’è del vero, e Sacconi,
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                   facendo probabilmente forza a sé stesso, suggerisce il 29 marzo di promulgare
                   le riforme, promesse da 10 anni ma non ancora attuate, nel momento in cui le
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                   truppe francesi ed austriache lasceranno lo Stato Pontificio , ma il Segretario
                   di Stato non raccoglie . Fallisce intanto anche l’idea del Congresso, perché
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                   Torino vuole prendervi parte e impersonarvi il pubblico accusatore, mentre
                   Vienna non lo vuole e ne pretende anzi il disarmo preventivo.
                      Ma Cavour è abile, non imprudente. Riuscirà a far sparare all’Austria il
                   primo colpo con l’ultimatum del 23 aprile, respinto da Torino mentre i francesi
                   già sbarcano sui moli di Genova. E’ la guerra; il 26 Roma si dichiara neutrale,
                   costretta  per  mantenere  l’ordine  ad  aggrapparsi  alle  truppe  straniere  che
                   voleva mandar via; ciò malgrado qua e là non mancano segni di irrequietezza
                   che fanno prevedere giorni difficili. Il 27 a Firenze, capitale del confinante
                   Granducato  di  Toscana,  ha  luogo  una  grandiosa  manifestazione  popolare
                   per  chiedere  l’alleanza  con  la  Sardegna;  Leopoldo  II  di  Lorena,  l’ultimo
                   Granduca,  parte  per  l’Austria,  mentre  un  governo  provvisorio  istituito  sul




                   5  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 19 marzo 1859, doc. 35.
                   6  Antonelli a Sacconi, Roma, 26 marzo 1859, doc. 41
                   7  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 29 marzo 1859, doc. 44.
                   8  Antonelli a Sacconi, Roma, 8 aprile 1859, doc. 52.
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