Page 120 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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120          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 tamburo proclama l’annessione alla Sardegna. E la Toscana si trova al confine
                 meridionale della irrequieta Romagna, dove già si sono verificati disordini
                 prima ancora che si sapesse dello stato di guerra. Il 3 maggio si solleva Parma,
                 aggravando l’inquietudine dell’Emilia pontificia, nella quale da un momento
                 all’altro può propagarsi la fiamma dell’insurrezione, anche se a Parma seguirà
                 un tentativo di restaurazione che durerà ben poco. In maggio un corpo francese,
                 agli ordini del principe Girolamo Napoleone, sbarca in Toscana, ma non certo
                 per soffocarvi la rivoluzione trionfante; né vi è da farsene meraviglia, poiché
                 il principe è ostile a Roma: il Sacconi ha saputo che il principe, incontrando
                 il 2 maggio “un ragguardevole signore inglese appartenente al partito Whig”,
                 gli ha detto: “Desideriamo… lasciare al papa la città di Roma con un piccolo
                 territorio circostante (un petit entourage), un giardino che si estenda presso a
                 poco da Albano a Tivoli. Il resto sarà secolarizzato e reso all’indipendenza.
                 Abbiamo  motivo  di  credere  che  ciò  non  potrebbe  diventare  una  causa  di
                 rottura col Papato, poiché aperture di questo genere ci sono state fatte da
                 molti zelanti cattolici” . Sono solo parole, certo, forse parole in libertà, ma
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                 non  possono  far  piacere  alla  Santa  Sede,  la  quale  invece,  davanti  ad  una
                 guerra inevitabile ben gradisce il sesto punto del proclama al popolo francese
                 emesso il 3 maggio dall’Imperatore: “Noi non andiamo in Italia per fomentare
                 il disordine né intaccare il potere del Santo Padre, che abbiamo rimesso sul suo
                 trono, ma per sottrarlo a questa pressione straniera che s’appesantisce su tutta
                 la Penisola, contribuire a fondarvi l’ordine su interessi legittimi soddisfatti” .
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                 Questo documento sarà fonte di pertinaci illusioni e di amare disillusioni. La
                 guerra va male per gli austriaci: Montebello, Varese, San Fermo, Palestro.
                 Il 4 giugno c’è Magenta, l’8 i franco-sardi entrano a Milano. Subito, il 9, la
                 duchessa di Parma deve lasciare per sempre i suoi domini, l’11 anche il duca
                 di Modena è cacciato. A questo punto le Romagne si trovano tra due fuochi: a
                 meridione la Toscana, a settentrione gli ex Ducati. “La demoralizzazione che
                 produce nel popolo delle Romagne la presenza di truppe toscane e piemontesi
                 ai  confini  di Bologna è più  facile immaginarla  che  descriverla.  Credono i
                 malintenzionati di avere in esse un appoggio, e quindi le loro mene sono più
                 ardite e sfacciate”, e lo si vede, specie a Faenza e a Roma, dove il 6 sera, in
                 piazza Colonna, si arriva a gridare, con orrore dell’Antonelli, “Abbasso il
                 nostro Governo” .
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                 9  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 14 maggio 1859, doc. 82.
                 10  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 3 maggio 1859, doc. 74, allegato.
                 11  Antonelli a Sacconi, Roma, 9 giugno 1859, doc. 91.
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