Page 121 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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il 1859 nel carteGGio antonelli-sacconi                             121



                      Il 10 giugno cade a Londra il gabinetto conservatore di lord Derby, cui
                   succede il governo liberale di Palmerston, che promette di rovesciare a favore
                   dei novatori la politica italiana dell’Inghilterra. La nuova situazione militare,
                   inoltre,  pone  un  problema  inquietante:  Torino  è  disposta  a  rispettare  la
                   neutralità delle truppe austriache nei territori pontifici? In proposito, Cavour
                   è stato ambiguo, usando una formula vaga: “il Governo sardo desidera e si
                   augura di poter aderire” a quanto richiesto da Roma, però ha fatto cenno di
                   non chiare garanzie, condizioni e riserve .
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                      Così il 12 giugno le truppe austriache del generale Habermann lasciano
                   Bologna,  che  immediatamente  insorge ,  seguita,  mano  a  mano  che  gli
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                   austriaci partono, dalle province romagnole: l’ultima sarà Rimini, abbandonata
                   dagli austriaci il 22. Dinanzi al fermento popolare anche le truppe pontificie
                   partono  e  il  15  Leonetto  Cipriani,  che  già  da  una  settimana  ha  dichiarato
                   decaduto il governo della Santa Sede, è a capo di un governo provvisorio, e,
                   come Farini negli ex Ducati e Boncompagni a Firenze, invoca l’annessione
                   al Regno sardo e la partecipazione alla guerra. Tutte le province italiane dal
                   Metauro al Po sono una polveriera in fiamme. In realtà, la nuova situazione ha
                   preso la mano a tutti. Parigi, ormai scavalcata dalla rivoluzione italiana, alle
                   prime rimostranze pontificie risponde con promesse che non potrà mantenere
                   circa la restaurazione del governo della Santa Sede, ma si tratta di promesse
                   gettate avanti per prender tempo e tener buono il Nunzio finché non giungano
                   istruzioni più chiare dal solo che può darle, l’Imperatore. Anche il Sacconi se
                   ne rende conto: “questo Governo… realmente non conosce bene le intenzioni
                   dell’Imperatore  sugli  eventi  delle  Romagne” .  Non  sa  -  e  quindi  potrà
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                   comunicarlo all’Antonelli soltanto quindici mesi dopo, in mezzo ad un’altra
                   catastrofe per lo Stato Pontificio - “che quando il signor Leonetto Cipriani dovea
                   rendersi a prendere il governo delle Romagne, volle qui vedere l’Imperatore e
                   chiedergli cosa doveva esprimere di particolare sul suo proclama Sua Maestà
                   gli rispose: dite che il governo dei preti è finito per sempre” . Ma nel mese di
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                   giugno il Nunzio crede ancora di avere dalla sua importanti, e forse decisive,




                   12  Ibidem.
                   13  Antonelli a Sacconi, Roma, 14 giugno 1859, doc. 93.
                   14  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 17 giugno 1859, doc. 95.
                   15  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 16 settembre 1860, doc. 433. Con amarezza il Segretario
                      di Stato commenterà: “Le parole dell’Imperatore a Leonetto Cipriani mi strinsero il
                      cuore; ed il quadro che ella mi fa di Sua Maestà non può essere dipinto con colori più
                      veri”. Antonelli a Sacconi, Roma, 22 settembre 1860, doc, 438.
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