Page 122 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
P. 122

122          150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 capacità  di  pressione  morale  su  Parigi:  cerca  quindi  di  non  dar  respiro  ai
                 rappresentanti del governo francese, inclini a temporeggiare, e si attesta su
                 posizioni intransigenti, basate sulle promesse contenute nel famoso proclama
                 del 3 maggio. E mentre chiede a Roma di compiere passi decisi, incomincia a
                 muovere i vescovi dei giornali cattolici con i quali è introdotto, nel tentativo di
                 sollevare l’opinione pubblica in Francia e costringere Napoleone a mantenere
                 le sue promesse.
                   Da Milano conquistata, Napoleone III rivolge un proclama agli italiani,
                 invitandoli ad armarsi ed a correre sotto le bandiere di Vittorio Emanuele. Questa
                 indicazione  viene  sfruttata  immediatamente  dalla  rivoluzione,  trascinando
                 l’Imperatore dei francesi al di là - anzi, in contraddizione - degli impegni
                 che ha assunto o che i suoi interlocutori pontifici credono che abbia assunto.
                 Il Sacconi se ne lamenta col ministro degli Esteri Walewski, argomentando
                 che “temporeggiando si dava luogo alla rivoluzione d’estendersi, e si rendeva
                 sempre  più  malagevole  il  comprimerla:  che  rimanendo  nell’inazione,
                 sorgerebbe nel pubblico la sfavorevole idea che li fatti sono in opposizione
                 alle promesse, e che avendo una parte dei sudditi pontificj corrisposto agli
                 eccitamenti dati dall’Imperatore, nel proclama fatto in Milano agl’italiani, e
                 che forse aveva intenzione di restringere ai lombardo-veneti, egli non vuole
                 disapprovarla,  e  contenerla  nell’osservanza  dei  proprj  doveri”.  Walewski
                 chiede al Nunzio se crede che truppe francesi dovrebbero essere inviate a
                 Bologna per ristabilirvi l’ordine e che i sudditi pontifici non debbano essere
                 ammessi nell’Esercito sardo; ma su questi argomenti il diplomatico pontificio
                 non ha istruzioni, né Roma ha formulato richieste esplicite. Diventa inevitabile
                 che  il  colloquio  finisca  come  scrive  il  rappresentante  del  Papa:  “Mi  sono
                 separato dal sig. conte col ricevere soltanto belle personali parole, ma niuna
                                            16
                 positiva rassicurante risposta” .
                   Il 18 giugno l’Imperatrice reggente e il ministro degli Esteri Walewski
                 ricevono il Sacconi e cercano, con grande cortesia, di confortarlo promettendo
                 pressioni  su  Napoleone  -  la  sincerità  degli  “affettuosi  sentimenti”
                 dell’Imperatrice per il Papa non è in dubbio - affinchè rassicuri il Santo Padre e
                 contrasti la rivoluzione; gli dicono anche che Vittorio Emanuele sembrerebbe
                 deciso a respingere le offerte degli insorti, atteggiamento che, se autentico e
                 non puramente formale, potrebbe essere risolutivo . Se però -osserva non a
                                                               17
                 torto il Nunzio al Segretario di Stato - ciò dipendesse dal timore “di qualche




                 16  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 14 giugno 1859, doc. 92.
                 17  Sacconi ad Antonelli, Parigi, 19 giugno 1859, doc. 97.
   117   118   119   120   121   122   123   124   125   126   127