Page 125 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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il 1859 nel carteGGio antonelli-sacconi                             125



                   indietro  le  lancette  sull’orologio  della  storia.  Si  comprende  subito  che  le
                   forze armate pontificie non sono assolutamente in grado di riconquistare le
                   Romagne, né si trovano altri disposti a farlo per loro: l’Austria ha perduto la
                   guerra e non è in grado di imporre una soluzione militare, Napoleone ciurla nel
                   manico perché deve giustificare la guerra - e le conseguenti perdite - dinanzi
                   all’opinione pubblica francese: gli è necessario ottenere da Torino almeno
                   la  Savoia.  Le  altre  grandi  potenze  neutrali  -  Russia,  Inghilterra,  Prussia  -
                   non hanno simpatie particolari per Roma ed è impossibile immaginare che
                   rischino un solo soldato in un conflitto nuovo per riconquistare delle province
                   in Italia nell’interesse del potere temporale della Chiesa cattolica. Chi, dunque,
                   restituirà le Romagne al Papa?
                      Il  12  luglio  Antonelli  dirama  al  Corpo  diplomatico  una  circolare  nella
                   quale si lamenta della “condotta che tiene il Gabinetto sardo verso la S. Sede,
                   condotta  che  addimostra  chiaramente  volersi  ad  essa  usurpare  una  parte
                   rilevante del suo temporale dominio”, racconta la successione dei fatti, ed
                   esprime  “sorpresa  nel  vedere  che  si  operano  tali  enormezze  dal  Governo
                   di un sovrano cattolico a malgrado che questi abbia accolto i consigli del
                   suo augusto alleato di non accettare la offertagli dittatura”: recriminazioni e
                   proteste concludono nella speranza - anzi ci si spinge fino alla fiducia - che le
                   potenze europee “nella giustizia che le distingue vorranno darle appoggio, né
                   permetteranno che progredisca una così aperta violazione del diritto
                      delle genti e della sovranità del S. Padre, che anzi non esiteranno a cooperare
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                   a  rivendicarlo,  al  qual  effetto  s’invoca  la  loro  assistenza  e  protezione” .
                   Manon si muove nessuno capace di dare soddisfazione a Roma, meno che mai
                   la Francia di Napoleone III, cui inutilmente lo stesso Papa Pio IX ha scritto fin
                   dal 4 luglio, invitandolo a fare la sua parte “in questa storia lacrimevole” .
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                      In Toscana e nell’Emilia settentrionale gli uomini della rivoluzione italiana
                   si attengono alla famosa enunciazione di Bettino Ricasoli: “marciare avanti,
                   andare così lontano che non sia più possibile tornare indietro”. Sarà così, e
                   non solo saranno travolte le speranze pontificie di riavere le Romagne, ma
                   anche i programmi italiani di Napoleone III. A Roma si cercherà soltanto di
                   indorare la pillola, ma nella sostanza si tratterà soltanto di erba trastulla.
                      Curiosamente,  il  Sacconi  si  illude  ancora  quando  il  generale  Luigi
                   Mezzacapo, comandante della divisione dei volontari romagnoli e marchigiani,
                   dichiara  di  volersi  opporre  alla  “restaurazione  violenta”,  sperando  che  sia




                   23  Antonelli al Corpo diplomatico, Vaticano, 12 luglio 1859, doc. 120, allegato B.
                   24  Pio IX a Napoleone III, Roma, 4 luglio 1859, ibidem, allegato A.
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