Page 124 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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124 150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno
che nell’allocuzione concistoriale del 20 giugno il Papa Pio IX si appellerà
proprio a Napoleone, mostrando di confidare nella presenza delle truppe
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francesi per recuperare i territori perduti .
Ben altri avvenimenti incalzano. Il 14 giugno la Prussia si mobilita, e
questo significa a breve che 400.000 uomini saranno schierati al Reno, senza
che una presa di posizione russa alla frontiera della Galizia, sia pure offensiva,
li possa controbilanciare seriamente. Ma Berlino vuole davvero spingere fino
alla guerra il suo sostegno a Vienna? Davvero la frontiera prussiana, come
va proclamando la propaganda austriaca, si trova adesso sul Ticino? Dalla
Germania settentrionale l’indirizzo piccolo-tedesco reclama a gran voce una
politica indipendente, né l’Austria accetta di condividere con la Prussia la
direzione della Confederazione germanica. Così il giorno di Solferino e San
Martino, 24 giugno, Berlino si limiterà a proporre a Londra la mediazione delle
potenze europee per arrestare la Guerra. Napoleone e Francesco Giuseppe non
ne sono dispiaciuti: ciascuno dei due ha le proprie motivazioni e le proprie
riserve mentali. “Il problema per la mediazione europea - ha scritto Franco
Valsecchi - è di stabilire le condizioni di un accordo. La Prussia appoggia la
tesi austriaca, la Russia quella francese; Palmerston insiste per una soluzione
italiana del conflitto” . Per lo Stato Pontificio sarà questa la via d’uscita più
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esiziale dal conflitto in corso. A Villafranca, l’11 luglio, si era convenuto
che la Lombardia, meno Mantova e la fortezza di Borgoforte, sarebbe andata
al Re di Sardegna tramite Napoleone; che nei Ducati, Legazioni e Toscana
sarebbero stati restaurati i vecchi governanti e che sarebbe stata creata una
Confederazione italiana, nella quale sarebbe entrato anche il Veneto austriaco
e la cui presidenza sarebbe stata offerta al Papa; a questi, peraltro, venivano
ricordate le riforme mai fatte.
Dette cosi, le conseguenze della guerra possono apparire rispondenti ai
desideri di Roma. Ma la soddisfazione pontificia per il recupero delle quattro
Legazioni dura molto poco. Ci si deve rendere conto rapidamente che i
rivoluzionari sono armati e risoluti, sono inquadrati da ufficiali piemontesi, il
cui Esercito è passato da 5 a 14 divisioni, e non intendono minimamente farsi
da parte. Contro di loro e i loro protettori esterni solo una operazione militare
vittoriosa, ma impegnativa e di non piccole proporzioni, potrebbe riportare
21 Antonelli a Sacconi, Roma, 25 giugno 1859, doc. 102, allegato B.
22 Cfr F. Valsecchi, L’unificazione italiana e la politica europea (1849-1859), in “Nuove
Questioni di storia del Risorgimento e dell’Unità d’Italia”, Milano, Marzorati, 1961,
vol. II, p. 760.