Page 141 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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i finanzieri nella campaGna del 1859                                141



                   Laveno, si videro apparire le sagome di tre battelli: il “Radetskj”, il “ticino”
                   ed il “Benedeck”. Mentre il tamburo dava l’allarme ai militari della Guardia
                   Nazionale, le campane a stormo invitavano la popolazione ad abbandonare le
                   case ed a rifugiarsi nelle campagne.
                      Tutti  gli  uomini  validi  si  raccolsero  intanto  sul  lungolago;  tra  loro,  le
                   prime uniformi notate dal popolo furono quelle verdi dei Preposti del Tenente
                   Giuseppe Cassina. I tre vapori riuscirono a avvicinarsi sensibilmente alla riva
                   solo perché avevano ingannosamente innalzando bandiera bianca. Con tale
                   escamotage, i marinai austriaci giun sero indisturbati sino a distanza di tiro,
                   per poi iniziare a bombardare il borgo e procurare non lievi danni all’abitato.
                   Superato un primo momento di incertezza, i volontari reagirono dalle rive
                   con un fitto fuoco di fu cileria, che da solo non avrebbe certo potuto impedire
                   a lungo il tentativo di sbarco nemico. Fu allora che qualcuno si ricordò del
                   vecchio cannone garibaldino che faceva bella mo stra di sé davanti al Municipio
                   di Cannobio, oltre che dell’unico cannoniere presente in paese in quel infelice
                   momento, il Finanziere luigi Bazzano, da poco congedato dall’Artiglieria,
                   dopo aver combattuto in Crimea.
                      A forza di braccia l’arma fu trascinata su di una piccolissima altura in
                   località “Punta d’Amore” e messa “in postazione” su di una improvvisata
                   batteria realizzata su una spianata di terra, una sorta di fortino, di cui oggi
                   rimangono pochi resti.
                      A questo punto lasciamo la parola allo stesso Bazzano, il quale ricordò
                   l’evento con una circostanziata relazione, stilata nel 1908 ed oggi conservata
                   presso l’Archivio del Museo Storico del Corpo.
                      “In quel momento – evidenzia il Bazzano - montato in fretta come si poteva
                   in affusto improvvisato piuttosto robusto ma mancante di tutte le prestazioni
                   necessarie per la voluta regola del puntamento e fu forza accontentarsi del
                   poco (.) Tutto combinato mi assegnarono sette uomini da serventi al pezzo, fra
                   i quali due preposti, uno svizzero e cinque contadini. alle ore 10, del giorno
                   27, il piroscafo austriaco (Radetsky) si fermò a 100 metri in faccia la paese
                   chiedendo il domandato legname lavorato, mentre staccava il canotto dal
                   battello per recarsi a terra; col cannone gli lanciai un proiettile che passò
                   rasentante appena la prora del battello e il canotto fu di nuovo issato su di
                   esso; mentre io puntavo il pezzo per un secondo colpo, un servente imbecille,
                   indisciplinato senza mio ordine introdusse uno straccio voluminoso per pulire
                   il pezzo nell’ interno, troppo forzato che non si poté più estrarlo pel momento,
                   e il cannone restò per 15 minuti fuori di servizio, nel perditempo il piroscafo,
                   dopo altri quattro colpi mal diretti si allontanò”.
                      Nel giro di poche ore, il finanziere Bazzano rimase solo sul lungolago,
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