Page 38 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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38           150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 to per dare risonanza a progetti, considerazioni, attacchi e confutazioni. Non
                 si tratta di un dibattito tra pochi addetti ai lavori, ma della definizione di linee
                 programmatiche che per avere successo devono coinvolgere la pubblica opi-
                 nione. Anzi con questa opinione pubblica si vuole interagire per influenzarla,
                 coinvolgerla, spingerla ad aderire ad un’idea, ad un progetto.
                   Nel 1854-55 le posizioni tra repubblicani e monarchici sembrano ancora
                 molto lontane, ma alla fine dell’estate 1855 la pubblicazione di un opuscolo
                 che presenta la candidatura di Luciano Murat come l’unica in grado di riunire
                 l’Italia, contribuisce non poco a definire una nuova situazione.
                   La possibilità di una spedizione franco-britannica per mettere il principe
                 Murat sul trono di Napoli, legato ad un progetto di liberazione nazionale che
                 parta dal Regno delle Due Sicilie, compatta i fautori di una ipotesi piemontese
                 al di là delle perplessità e delle diffidenze reciproche.
                   Daniele Manin si avvicina al progetto di Giorgio Pallavicino e trascina su
                 posizioni moderate tutti i suoi. Manin, come sappiamo, è esule a Parigi.
                   Il repubblicano Giorgio Asproni si reca a Parigi nel 1855 e dalle pagine
                 del suo Diario emerge con chiarezza che Mazzini ha pochissimi partigiani in
                 Parigi dove l’influenza di Daniele Manin è dominante.
                   Nei due anni che seguono Manin farà del suo meglio per isolare ulterior-
                 mente Mazzini e rendere impopolare qualsiasi ipotesi politica che non sia
                 legata al Piemonte di Cavour.
                   Il  tema  della  propaganda,  della  diffusione  di  idee  e  programmi  è  cen-
                 trale nel progetto che sta nascendo. Manin ne è l’ideologo mentre Giorgio
                 Pallavicino si preoccupa di divulgarlo.
                   Il repubblicano protagonista della difesa di Venezia, dal suo esilio parigi-
                 no, nel 1855 scrive:
                   «convinto che anzitutto bisogna fare l’Italia, che questa è la quistione pre-
                 cedente e prevalente» il partito repubblicano «dice alla casa di Savoia: Fate
                 l’Italia e son con voi. – se no, no […] Io repubblicano pianto il vessillo unifi-
                 catore. Vi si rannodi, lo circondi e lo difenda chiunque vuole che l’Italia sia,
                 e l’Italia sarà».
                   Il ruolo di Manin è fondamentale fino alla sua morte nel 1857. Le sue ulti-
                 me direttive insistono sulla necessità di seguire un’unica bandiera:
                   «importa che ogni moto italiano si riassuma in questa formula: Vittorio
                 Emanuele Re d’Italia»
                   Sarà sufficiente che una «parte considerevole» della penisola venga riunita
                 sotto casa Savoia per legittimare il titolo. «il resto verrà poi».

                   Nel corso del 1856 nasce il Partito Nazionale Italiano di cui entra a far
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