Page 39 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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l’azione della società nazionale fino alla viGilia della Guerra (1857-59)  39



                   parte l’esule siciliano Giuseppe La Farina, uomo di cultura e giornalista con
                   un lungo passato di attività politica, che considera giustamente indispensabile
                   dare vita ad un giornale per divulgare il programma del partito. Nasce così
                   il “Piccolo Corriere d’Italia” (dal 1 giugno 1856) un foglio dichiaratamente
                   politico che si occupa di una cosa sola, la questione italiana e aderisce in toto
                   alla politica cavouriana.
                      Anche La Farina appare decisamente contrario all’ipotesi di una candida-
                   tura di Murat e la argomenta chiaramente in una lunga lettera al direttore del
                   giornale “Il Diritto” nella quale dichiara:
                      «ciò che io sopra ogni cosa desidero alla mia patria, Italia è l’unità, perché
                   secondo me nell’unità sta la forza, e quindi l’indipendenza e la libertà. […]
                   Io parteggio quindi per tutto ciò che tende ad unire politicamente l’Italia ed
                   avverso tutto ciò che tende a mantenere l’attuale vituperevole divisione, ed
                   anche più ciò che potrebbe introdurre una divisione nuova». Per questo egli
                   conferma la sua ostilità ad una opzione Murat, che sarebbe solo una pedina in
                   mano alla Francia, mentre dichiara il suo sostegno al Piemonte che ha «con-
                   servato le sue libertà all’ombra della bandiera dei tre colori».
                      A settembre 1856 si avvia anche il sodalizio che diventerà sempre più
                   stretto tra Cavour e La Farina che svolge per alcuni anni un prezioso ruolo di
                   raccordo tra i democratici di tutta la penisola e il capo del governo di Torino.
                   La Farina assume progressivamente le funzioni di vero e proprio capo del
                   partito cavouriano in Italia mentre Cavour attraverso questo rapporto, rimasto
                   a lungo segreto, è in condizione di controllare e incanalare le forze della rivo-
                   luzione inserendole in un progetto da sviluppare ora attraverso la diplomazia
                   ora contro di essa. Sono diventati celebri gli incontri segreti tra i due uomini
                   alle cinque del mattino.
                      È La Farina la persona che trasforma in un organismo attivo e propositivo
                   il programma di Daniele Manin ed è lo stesso veneziano a confermarlo quan-
                   do gli scrive che non se la sente di «costituire un comitato direttore, che dia
                   impulso d’azione regolare e concorde al partito nazionale». Dunque respinge
                   il progetto di una associazione organizzata, anche se la proposta «rivela espe-
                   rienza e perspicacia grande, politica e psicologica» aggiungendo anche che
                   «fra gli uomini politici che conosco, voi e il Pallavicino siete i due che più
                   apprezzo, coi quali mi trovo più sovente d’accordo, e ne’ quali ho la confiden-
                   za più grande».
                      Vale la pena di ricordare che lo storico americano Raimond Grew nel 1963
                   mise in dubbio questo legame e l’inglese Denis Mack Smith ha poi ripreso le
                   sue argomentazioni, contestate punto per punto da Rosario Romeo nella sua
                   fondamentale biografia di Cavour.
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