Page 42 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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42 150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno
dalla Società non sono escluse le donne e che parecchie signore di Torino e di
altre parti d’Italia hanno già dato la loro adesione.
A chi gli sollecita aiuti economici, La Farina chiarisce che «la Società
nazionale vuol essere indipendente da ogni legame officiale, che inceppi il
libero sviluppo del suo lavoro in tutta l’Italia; e che, non accettando per il
Comitato centrale aiuti di sorte alcuna, è pur necessario che gli altri comitati
ne imitino l’esempio, e ciascuno contribuisca personalmente per quanto oc-
corra alle operazioni, di cui accetta l’incarico».
La Farina insiste molto sul concetto che la Società nazionale non è e non
deve sembrare una società segreta. «Noi siamo società legale e sotto l’egida
della libertà costituzionale; e non bisogna dar ragione di confonderci con altre
società sovversive dell’ordine attuale».
Questo ovviamente in Piemonte e in Liguria, mentre «il segreto comincia
là dove non isventola più la bandiera dei tre colori».
Il progetto della Società nazionale lega insieme valori ideali e concrete
prospettive di riforma economica, in grado di coinvolgere un ampio ventaglio
di individui. E’ il frutto, come sappiamo, di una lenta elaborazione ideologica
di una parte del fronte democratico, che viene ad incontrarsi con la migliore
teorizzazione liberale. Su questa linea si era espresso il giovane Cavour fin
dal suo esordio come direttore del giornale “Il Risorgimento” alla fine del
1847. Nell’articolo sul significato che egli dava alla parola Risorgimento si
può leggere:
«la nuova vita pubblica che si va rapidamente dilatando in tutte le parti
d’Italia, non può non esercitare una influenza grandissima sulle sue condizio-
ni materiali. Il risorgimento politico di una nazione non va mai disgiunto dal
suo risorgimento economico. Le condizioni dei due progressi sono identiche.
Le virtù cittadine, le provvide leggi che tutelano del pari ogni diritto, i buoni
ordinamenti politici, indispensabili al miglioramento delle condizioni morali
di una nazione, sono pure le cause precipue de’ suoi progressi economici.
Là dove non vi è vita pubblica, dove il sentimento nazionale è fiacco, non
sarà mai industria potente».
Il 3 gennaio 1858 La Farina pubblica sul giornale “Il Piccolo Corriere” il
Credo politico della Società Nazionale italiana, forse il suo scritto più impor-
tante e sicuramente, quello all’epoca più conosciuto e diffuso, con migliaia di
copie distribuite e almeno otto ristampe.
Si può tranquillamente affermare che un’alta percentuale degli italiani in
grado di leggere ne presero diretta conoscenza e molti altri ne sentirono par-
lare. Il Credo era un documento politico concreto e finalizzato. Estremamente