Page 47 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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l’azione della società nazionale fino alla viGilia della Guerra (1857-59)  47



                      Roma è invece esclusa da ogni progetto insurrezionale perché la città è
                   occupata dalle truppe francesi.
                      Cavour, sviluppando la sua politica, sa di poter contare su uomini che ri-
                   spondono alle sue indicazioni in larga parte d’Italia.
                      Attraverso la rete dei Comitati locali, Cavour e La Farina riescono ad or-
                   ganizzare, coordinare, rendere ordinato e sufficientemente omogeneo anche il
                   variegato mondo del volontarismo, che in passato aveva creato tanti problemi,
                   unificando scopi e motivazioni, utilizzandolo al meglio, sfruttando politica-
                   mente e militarmente le possibilità offerte da questa massa di uomini che
                   diventano protagonisti degli eventi.
                      Si rende comprensibile, con un’accorta opera di propaganda, il legame tra
                   l’aspirazione all’indipendenza e alla libertà e il desiderio di mutamento di
                   condizioni economiche, dipendente e strettamente collegato alle motivazioni
                   ideali e il fatto che solo la convergenza delle due spinte ha la forza di rendere
                   concreta la battaglia per il principio ideale.
                      Questo tipo di messaggio, propagandato con insistenza, allarga le basi del
                   partito unitario presso la nascente opinione pubblica italiana, senza suonare
                   astratta utopia alle orecchie degli italiani perché prefigura l’allargamento alla
                   nazione che sta per nascere, di una situazione già in atto in uno degli Stati
                   italiani: l’unico ad aver mantenuto lo Statuto dopo il biennio delle grandi spe-
                   ranze, l’unico ad avere una stampa libera e il più vivace economicamente.
                      La  preparazione  dell’opinione  pubblica  fa  sì  che  fin  dal  gennaio  1859,
                   quando la guerra all’Austria è solo un desiderio, cominciano ad affluire in
                   Piemonte i primi volontari pronti a combattere. Non va sottovalutato il fatto
                   che si tratta di sudditi dell’imperatore austriaco (lombardi e veneti), del gran-
                   duca di Toscana, del papa (romagnoli, marchigiani, umbri e romani), che si
                   recano in un altro Stato, il Regno di Sardegna, chiedendo di entrare a far parte
                   di quell’esercito per combattere una guerra di interesse comune.
                      L’argomento è stato ampiamente trattato in miei precedenti lavori, ma in
                   questa sede voglio aggiungere che il segretario della Società nazionale dimo-
                   stra nel suo carteggio di essere informato giorno per giorno, del procedere
                   degli arrivi in Piemonte di giovani coscritti del Lombardo-Veneto.
                      E’ interessante rendersi conto del tentativo di rimandare l’esodo almeno
                   fino alla fine di febbraio, seguito dalla presa d’atto che il flusso è ormai avvia-
                   to e procede ininterrotto malgrado le difficoltà incontrate dai giovani.
                      Le autorità governative di confine si comportano in modo molto diverso da
                   località a località e bisogna intervenire rapidamente mandando istruzioni pre-
                   cise, ma chiarendo anche che il governo ufficialmente ignora la situazione!
                      Alle perplessità iniziali segue l’entusiasmo che matura giorno dopo giorno
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