Page 43 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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l’azione della società nazionale fino alla viGilia della Guerra (1857-59) 43
realistico coniugava l’ideologia di Manin con la situazione politica, economi-
ca e sociale italiana esponendo chiaramente al lettore quale era l’unica strada
percorribile per migliorare le condizioni di tutti. Ritornano in questo testo
molte delle considerazioni già presenti negli articoli che La Farina aveva pub-
blicato nella sua “Rivista enciclopedica italiana” tra il 1854 e il 1856 e che
ora acquistano una ben più organica sistemazione, inquadrati come sono in un
disegno politico chiaramente definito e proposto al giudizio e all’accettazione
dei lettori.
L’indipendenza della nazione viene anteposta ad ogni questione di for-
ma politica perché, prioritaria rispetto ad ogni altro interesse, è la necessità
di allontanare l’Austria, che governa direttamente o controlla indirettamente
gran parte della penisola. “Le nostre industrie, il nostro commercio, la nostra
marina, le nostre arti non prospereranno giammai, finché l’Austria ci terrà il
piede sul collo”.
Ecco subito il pragmatico La Farina fornire una motivazione ampiamen-
te comprensibile a tutti della necessità, altrimenti astratta, dell’indipendenza
dallo straniero e dell’esigenza di eliminare tutti quei sovrani da esso più o
meno strettamente dipendenti: il duca da Modena e da Parma, il granduca
dalla Toscana, il papa dalle Legazioni, il Borbone da Napoli.
«Volete veder fiorire l’agricoltura, le industrie, il commercio, le arti? Volete
strade ferrate, stabilimenti di credito, grandi istituti educativi, marina rispon-
dente al bisogno? Cacciate gli Austriaci […] La dipendenza dall’Austria ci
priva non solamente della libertà, ma anche della vita […]. La forza dell’Italia
è debolezza sua; l’istruzione, la prosperità, la ricchezza, la felicità, la gloria
dell’Italia sono per lei tanti pericoli da evitare o tanti delitti da punire».
L’unificazione viene motivata come indispensabile corollario dell’indipen-
denza. «Egli è impossibile che ricuperi la sua indipendenza, senza che unifichi
le sue forze; impossibile che la sua indipendenza serbi lungamente e difenda,
senza che unifichi i suoi ordini civili».
A coloro che affermano la eccessiva diversità delle province italiane viene
contrapposta la differenza tra normanni e provenzali, lorenesi e bretoni, che
non ha impedito alla Francia di divenir nazione; come le differenze che mar-
cano la popolazione anglosassone o spagnola non hanno precluso a Spagna e
Gran Bretagna di unificarsi. Anche la configurazione geografica e topografica
dell’Italia non viene giudicata una valida motivazione per opporsi alla sua
unificazione e si ricorda che Napoleone a Sant’Elena prefigurò un’Italia uni-
ta.
Chiariti i motivi per cui la Società nazionale italiana si batte per l’indi-
pendenza e per l’unificazione, vengono discusse le ragioni per cui gli italiani