Page 48 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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48           150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                 di fronte ai numeri che crescono senza sosta. Dai dieci, quindici volontari si
                 passa ai cento, ai duecento.
                   «A Torino giungono tutti i giorni a centinaia i coscritti lombardi, veneti,
                 parmensi, modenesi, e sono accolti subito nell’esercito, non ostante i trattati
                 di estradizione. Il dado è oramai gettato» scrive La Farina il 20 febbraio.

                   Non è esagerato dire che se la guerra scoppia effettivamente nella prima-
                 vera del 1859 colpa o merito è anche dei volontari, organizzati dalla Società
                 nazionale italiana, che permettono a Cavour di giocare la carta dell’adesione
                 di massa alla politica sarda degli italiani di fronte ad una diplomazia europea
                 contraria allo scoppio delle ostilità e, di conseguenza, ad un Napoleone III
                 molto incerto.
                   I volontari sono determinanti nello spingere l’Austria ad inviare al Piemonte
                 l’ultimatum che da l’avvio alla guerra. Sono importanti nel coinvolgimento
                 di una opinione pubblica europea tutt’altro che calda per la guerra. Sono uti-
                 li nelle operazioni belliche. Permettono a Cavour di muoversi militarmente
                 anche in uno scacchiere diverso da quello dove si svolgono le battaglie prin-
                 cipali.
                   Tutte le rivoluzioni del centro Italia sono coordinate da Torino attraverso
                 i Comitati locali della Società nazionale italiana. Le lettere di La Farina sono
                 estremamente esplicite al riguardo. Si veda ad esempio quanto scrive Cavour
                 a Bartolomei a Firenze mandandogli indicazioni estremamente precise sulle
                 iniziative da assumere. Non sono semplici comunque i rapporti con i toscani e
                 La Farina se ne lamenta: «In Toscana s’era concertata una dimostrazione con-
                 tro i legami stretti coll’Austria e a favore del Piemonte; e persone autorevoli
                 erano venute di là, e s’eran messe d’accordo con noi e con chi di ragione; ma
                 i bei disegni concepiti sul Po pare si siano dileguati sull’Arno. Non importa:
                 noi siamo in istato di trascinare i timidi e gl’inerti».
                   Quello che è importante sottolineare è il fatto che Cavour riesce a non
                 disperdere le forze mantenendo il controllo della situazione e utilizzando gli
                 uomini per scopi differenziati.
                   Un ruolo politico di eccezionale importanza, rimasto stranamente in om-
                 bra, è quello svolto dal siciliano Giuseppe La Farina tra il 1857 e il 1859
                 come  segretario  della  Società  nazionale  italiana  e  stretto  collaboratore  di
                 Cavour. Appare come un paziente tessitore che tranquillizza e stimola, guida
                 e indirizza, insistendo perché si faccia propaganda sui temi della nazionalità
                 e dell’indipendenza con petizioni, dimostrazioni e con la diffusione di fogli
                 clandestini.
                   Il 1 marzo 1859 Garibaldi e La Farina firmano congiuntamente un docu-
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