Page 40 - 150° Anniversario II Guerra d'Indipendenza - Atti 5-6 novembre 2009
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40           150° anniversario della ii Guerra d’indipendenza. atti del conveGno



                   L’esule messinese ha chiaro in mente il progetto da realizzare e il come
                 farlo. Scrive infatti:
                   «non bisogna farsi illusioni: la rivoluzione non è in quella gente che legge,
                 che scrive e che disputa di politica. La vera rivoluzione è in una classe di per-
                 sone che ancora non ha tanta istruzione da poter pensare da sé; che ha bisogno
                 di un essere collettivo, il quale pensi per lei».
                   Serve dunque un vero partito ben strutturato, ma le perplessità dei demo-
                 cratici sono tante e molti non si fidano di Cavour, mentre i mazziniani sono
                 ovviamente ostili.
                   Il partito nasce realmente quando vi aderisce Garibaldi. Come tante altre
                 volte nella storia del paese è la sua presenza, è la sua adesione ad assicurare il
                 successo di una idea, di una proposta, di un progetto.
                   Il 20 maggio 1857 Garibaldi aderisce ufficialmente dichiarando di condi-
                 videre le idee della struttura in via di definizione.
                   Verrà nominato vice presidente della Società nazionale italiana di cui è
                 presidente Giorgio Pallavicino e segretario Giuseppe La Farina.


                   La situazione evolve rapidamente a favore del progetto filo piemontese,
                 anche per una serie di concause: l’ennesimo fallimento dei tentativi mazzi-
                 niani del 1857; il tragico epilogo del coraggioso tentativo che costa la vita a
                 Carlo Pisacane. Il moto di Genova e il moto di Livorno stroncati dai governi
                 senza fatica, impongono a molti una definitiva presa di distanza da Mazzini
                 e rilanciano il progetto del nuovo partito che si modella sempre più sulla or-
                 ganizzazione vagheggiata da La Farina che afferma di «incarnare l’idea di
                 Daniele Manin».
                   Il  Partito  Nazionale  Italiano  cambia  anche  nome  per  prendere  ulterior-
                 mente le distanze da Mazzini e diventa Associazione Nazionale Italiana e
                 poi Società Nazionale italiana e si struttura in modo da risultare legale in
                 Piemonte e clandestino nel resto d’Italia. Il riconoscimento del nuovo partito
                 da parte del governo di Torino provoca entusiasmo e adesioni in tutta Italia.
                   In tal modo, nell’arco di pochi giorni, si opera la metamorfosi che avrebbe
                 legato e subordinato la nuova struttura, per il tramite di La Farina, a Cavour.
                   Neanche un mese dopo le sommosse mazziniane, il nuovo organismo è
                 operativo mentre cominciano ad affluire le adesioni scritte al documento pre-
                 disposto da La Farina.
                   Questo è il testo:
                   «La Società Nazionale Italiana dichiara:
                   che intende anteporre ad ogni predilezione di forma politica, e d’interesse
                 municipale e provinciale, il gran principio della indipendenza ed unificazione
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