Page 165 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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La strategia navaLe britannica neL Mediterraneo e L’unificazione itaLiana 165
Sono la debolezza politica della dinastia borbonica e la mancanza di al-
ternative credibili all’“opzione sabauda” che – insieme ai successi militari di
Garibaldi in Sicilia e, in seguito, sul continente – spingono Londra a “cambia-
re cavallo in corsa” e a sposare (non senza tentennamenti e in un matrimonio
largamente di convenienza) la soluzione unitaria. Nonostante la popolarità di
cui la causa nazionale – e, soprattutto, la figura di Garibaldi – godono presso
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l’opinione pubblica britannica , quella del Gabinetto Palmerston è, da questo
punto di vista, una decisione faut de mieux, rispetto alla quale la componente
“negativa” di contrastare il presunto attivismo francese fa premio su quella
“positiva” di promuovere in maniera attiva i propri interessi o quelli del nuo-
vo regno. Da questo punto in avanti, la funzione della Gran Bretagna – che,
peraltro, “si [risolve] in un grande servigio reso alla causa italiana” – consiste
nell’“affermare il principio del non intervento di fronte alle velleità francesi o
austriache”. Come avrebbe osservato in agosto lo stesso Cavour: “Se l’Inghil-
terra resiste [nella politica di non intervento] la Francia non interverrà mai e
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le cose seguiranno il loro corso naturale” .
l’azione della flotta del mediterraneo
In questa prospettiva, la funzione svolta della flotta del Mediterraneo – e,
in particolare, dalle unità agli ordini del contrammiraglio sir George Rodeny
Mundy, che della flotta fu comandante in seconda dal 1859 al 1861, prima di
essere assegnato al comando della squadra navale distaccata lungo la costa si-
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riana – rispecchia una duplice esigenza, evidente anche dietro l’ambiguo at-
teggiamento tenuto dalla HMS Argus e dalla HMS Intrepid, presenti a Marsala
in occasione dello sbarco delle forze garibaldine. Formalmente comandate di
tutelare le proprietà e l’incolumità dei sudditi britannici presenti a Napoli e in
Sicilia e “sguinzagliate” nel basso Tirreno, le “onnipresenti navi” (oltre all’ar-
gus e all’intrepid, l’ammiraglia HMS Hannibal e la HMS Amphion) svolgono
un’attiva azione informativa “ma anche intimidatrice nei confronti della sem-
pre più remissiva flotta borbonica”, che, “pur possedendo nei confronti del
17 Su questo punto cfr., per tutti, L. Riall, Garibaldi. L’invenzione di un eroe, tr. it., Roma-
Bari, 2007.
18 Cfr. A. Signoretti, italia e inghilterra, cit., p. 308; sulle ambiguità del non interventismo
francese cfr. R. Cummings, The French Effort to Block Garibaldi at the Straits, 1860,
“Historian”, XXXI (1969), n. 2, pp. 211-32.
19 Fino al 1° giugno 1860 la flotta era agli ordini del Vice Ammiraglio sir Arthur Fanshawe;
dopo tale data a quelli del Vice Ammiraglio sir William Martin.