Page 162 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            verso il quale appare sensibile soprattutto la Corona, nonostante le ripetute
            assicurazioni ricevute dal Quai d’Orsay rispetto alle intenzioni di Parigi di
            non nutrire ambizioni per il confine del Reno) attraverso la “sterilizzazione”
            della posizione di Vienna e di Parigi, il depotenziamento dei fattori capaci di
            portare a un nuovo confronto fra le due Potenze (primo fra tutti un possibile
            intervento austriaco a difesa del Veneto o a sostegno delle residue “monarchie
            legittime” della Penisola), e il tentativo di tenere la Prussia – il convitato di
            pietra nelle vicende del 1860 – fuori dalle diatribe della questione italiana.
            In secondo luogo, interesse di Londra è la difesa della propria posizione di
            supremazia nel Mediterraneo, sia – in un primo momento – in vista di un
            distacco traumatico della Sicilia dal resto del Regno (esito pressoché certo
            dell’iniziativa garibaldina, soprattutto dopo il successo, psicologico prima an-
            cora che tattico, di Calatafimi), sia – dopo l’evacuazione dell’isola da parte
            delle truppe napoletane – in quella di un collasso generale della monarchia
            borbonica e di un assorbimento dei suoi possedimenti insulari e peninsulari
            all’interno del nuovo Stato nazionale.
               Sul piano concreto, l’azione di Londra appare, quindi, volta soprattutto a
            contrastare i successi ottenuti da Parigi con il trattato di Torino, a ridimen-
            sionare le prospettive che esso apriva alle ambizioni del Secondo Impero e a
            contenere quella che era percepita come la vulnerabilità (più o meno sincera)
            del Piemonte alle pressioni di Napoleone III. Questa linea d’azione si declina
            anzitutto nel tentativo di opporsi in tutti i modi alla “satellizzazione” di Torino
            rispetto a Parigi e nasce dalla convinzione che “[u]n Regno d’Italia non par-
            teggerà per la Francia per pura parzialità verso di essa, e quanto più forte sarà
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            quel Regno tanto più sarà capace di resistere alla coercizione della Francia” .
            Ciò nonostante la sfiducia che anche il nuovo Gabinetto comincia a nutrire nei
            confronti della classe dirigente sabauda e del suo misto di avventurismo, op-
            portunismo e debolezza: il “cavourismo” già deprecato da Lord Malmesbury .
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            A sua volta, l’obiettivo di un Regno più solido deve essere perseguito, da
            una parte, favorendo l’irrobustimento statuale della monarchia e sostenen-
            done l’iniziativa autonoma rispetto alle (presunte) direttive francesi, dall’al-




            13  Lord Palmerston alla Regina Vittoria (10 gennaio 1861), in E. Anchieri (a cura di), anto-
               logia storico-diplomatica. Raccolta ordinata di documenti diplomatici, politici, memori-
               alistici, di trattati e convenzioni dal 1815 al 1940, s.l. [Milano], 1941 pp. 144-45; il testo
               originale è in The Letters of Queen Victoria. A Selection from Her Majesty’s Correspond-
               ence between the Years 1837 and 1861, vol. III, 1854-1861, London, 1907, pp. 545-46.
            14  Per recente bilancio sul tema del cavourismo cfr. G.E. Rusconi, Cavour e Bismarck. Due
               leader fra liberalismo e cesarismo, Bologna, 2011, spec. pp. 196 ss.
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