Page 233 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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V. EmanuElE II, CamIllo  CaVour  E manfrEdo fantI. dal Po al Volturno  233


               aveva vissuto cambi di dina-
               stie, guerre e rivoluzioni da
               fine Settecento per quasi
               sessant’anni ininterrotti.
               Con Garibaldi sarebbe stato
               laboratorio politico o germe
               del caos?
                  Il 29 maggio arrivò a sca-
               denza la cambiale degli
               accordi di Plombières, della
               seconda guerra  d’indipen-
               denza e della pace di Zurigo.
               Il Parlamento dell’ex regno
               di Sardegna approvò la “riu-
               nione”  della  Savoia  e  di
               Nizza  alla  Francia. Vittorio
               Emanuele  II e Cavour non
               avevano affatto in progetto
               l’assalto diretto al regno
               delle Due Sicilie. L’impresa
               era in corso. Su pressione di
               Napoleone III  re Francesco
               II  concesse  la  costituzione,
               ma lo avevano già fatto suo
                                                                     Giuseppe Cesare Abba
               padre, Ferdinando II, e suo
               bisnonno, Ferdinando I. Però le stracciarono o le sospesero  a tempo indeter-
               minato. Come fidarsene?
                     Il 20 luglio  Garibaldi vinse nella durissima battaglia di Milazzo. Si
               preparò a passare sul continente. I Mille erano ormai molte migliaia e altri
               volontari accorrevano. Che cosa sarebbe accaduto? La sua impresa preoccu-
               pava tutti i governi d’Europa. Sembrava militarmente inarrestabile e politica-
               mente incontrollabile.  Per la prima volta una iniziativa di volontari  faceva
               traballare un regno. Un condottiero senza il sostegno ufficiale  di alcun gover-
               no avrebbe abbattuto una dinastia secolare? L’esempio poteva essere conta-
               gioso. Quanti altri Garibaldi erano pronti a guidare i popoli oppressi, le
               nazioni senza Stato? Non solo. L’eroe aveva successo anche perché si presen-
               tava  come  liberatore:  prometteva  mutamenti  sociali  profondi, l’avvento  di
               costumi diversi. Il suo modo di vestire e di parlare, il suo stile di vita, il suo
               seguito di persone dalle vite fuori dall’ordinario suscitavano emozioni pro-
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