Page 234 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
P. 234

234           Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.


            fonde. Lo scrivevano i giornali che facevano opinione, anzitutto all’estero.
            Colorivano una realtà già variopinta.  Garibaldi orchestrava l’informazione e
            questa a sua volta ne pilotava l’azione in un gioco di specchi di giorno in
            giorno più audace.
                  In un’Europa annoiata e inquieta Garibaldi  fu l’alternativa alle repliche
            di rappresentazioni teatrali e melodrammi. In Sicilia si moriva davvero, senza
            scorciatoie  armistiziali.  Da Napoli la partita  non sembrava affatto persa.
            L’Isola del Sole era imprevedibile. Nel 1808 era stata rifugio di Ferdinando
            IV di Borbone. Altre volte era insorta contro Napoli. Nel 1848 un’assemblea
            di notabili ne aveva offerto la corona a un Savoia, ma non se ne era fatto
            nulla. Sino a quando Garibaldi fosse rimasto nell’isola v’era da sperare che
            sarebbe stato preda dei tentacoli che nel corso dei secoli avevano soffocato
            condottieri molto più sperimentati di lui.
                Però, al di là delle decisioni del generale, tra la Rivoluzione e il Borbone
            non v’era armistizio possibile. Gli eventi si susseguirono con ritmo incalzan-
            te.
               Il 18 agosto Potenza  insorse. In altre  città  del  Mezzogiorno esplosero
            insurrezioni  e moti.  Generali  e  alti  funzionari  del  regno delle  Due Sicilie
            ormai pensavano al futuro e trattarono alla spicciolata con  notabili liberali ed
            emissari di Garibaldi e del governo di Torino.
               Come da tempo annunciato, il 19-20 agosto i garibaldini passarono lo
            Stretto, sbarcarono a Melito, presso Capo Spartivento, ed entrarono in Reggio
            Calabria mentre in Puglia i reparti borbonici si sfasciavano senza attendere
            l’ora del combattimento. Temevano di rimanere intrappolati nel “tacco d’Ita-
            lia”.
               A parte il sostegno che gli dava la regina Sofia, Francesco II ormai era
            quasi solo. Troppo tardi si era affidato a Liborio Romano, già perseguitato,
            incarcerato, costretto all’esilio. La sua Casa pagava un secolo di errori, da
            quando  nel  1759 Carlo  III aveva  lasciato  Napoli  per  Madrid.  Il  crollo
            dell’esercito borbonico fu però più rapido del prevedibile. Garibaldi era inar-
            restabile.
               Tutto lasciava presagire che in breve sarebbe arrivato a Napoli. E poi? Il
            suo obiettivo dichiarato era Roma. Con Pio IX aveva il conto aperto da quan-
            do a inizio luglio 1849 la Repubblica Romana  era stata travolta proprio dalle
            truppe francesi di Luigi Napoleone, principe-presidente sorretto e sospinto
            dai clericali, dei quali aveva bisogno per affossare la repubblica e ripristinare
            l’Impero. Dietro la spada di Garibaldi si stagliavano il profilo di Mazzini,
            Cattaneo, una rivoluzione dai risvolti imprevedibili. Garibaldi poteva scate-
            nare la peggiore delle sciagure: passare dalla guerra patriottica a una guerra
   229   230   231   232   233   234   235   236   237   238   239