Page 33 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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             mentre Byrnes e gli americani entrarono «carichi delle loro magnifiche virtù» .
             Non era difficile immaginare chi avrebbe prevalso.
                La nomina del leader socialista Nenni a ministro degli Esteri (avvenuta con
             la curiosa prassi dell’annuncio al momento della formazione del primo governo
             della Repubblica, rinviando però ad ottobre 1946 l’effettivo ingresso a Palazzo
             Chigi, retto nel frattempo ad interim da De Gasperi), se suscitò imbarazzo alla
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             nostra ambasciata a Washington , avrebbe dovuto invece essere sia un segnale
             per i sovietici sia un modo di migliorare i rapporti con il governo laburista inglese.
             Incontrando però il 19 gennaio 1946 Nenni, allora vice-presidente del consiglio,
             Bevin «non era certo in quel momento, e visibilmente lo voleva ostentare, uno dei
             grandi capi del Labour Party che parlava. – riferì il nostro rappresentante diplo-
             matico Carandini  – Era His Majesty’s Foreign Secretary debitamente corazzato
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             e cautelato dai suoi uffici contro le insidie di un colloquio con un correligionario
             politico». Degli inglesi, e in particolare di molti funzionari del Foreign Office, era
             ben noto lo spirito punitivo verso l’italia: il nuovo sottosegretario permanente sir
             Orme sargent non mancò di sottolineare con Nenni l’argomento «della inscindibi-
             lità delle responsabilità fasciste con quelle del popolo italiano» . il trattato di pace
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             costituì quindi l’ultimo atto della politica estera dell’Italia fascista, non il primo
             di quella dell’Italia democratica. Il nuovo Stato non disponeva ancora nemmeno
             di un sigillo e l’ambasciatore Antonio Meli Lupi di Soragna, firmando il trattato,
             appose sulla ceralacca l’impronta della sua chevalière di marchese, un titolo che
             la Repubblica non avrebbe più riconosciuto.
                Nel suo famoso discorso del 10 agosto alla conferenza della pace il Presidente
             del Consiglio De Gasperi aveva rilevato addirittura una formulazione a suo dire
             più sfavorevole all’Italia rispetto agli altri alleati della Germania: «Ma in verità
             più che il testo del trattato ci preoccupa lo spirito; esso si rivela subito nel pream-
             bolo. Il primo “considerando” riguarda la guerra di aggressione e voi lo ritroverete
             tale e quale in tutti i trattati coi cosiddetti ex satelliti; ma nel secondo “conside-
             rando” che riguarda la cobelligeranza voi troverete nel nostro un apprezzamento
             sfavorevole che cercherete invano nei progetti per gli stati ex nemici. Esso suona:
             “Considerando che sotto la pressione degli avvenimenti militari il regime fascista
             fu rovesciato [...]”. Ora non v’ha dubbio che il rovesciamento del regime fascista


             21  H. Nicolson, The Later Years, 1945-1962, New York 1968, p. 69-70, cit. in Poggiolini, op.
                cit., p. 75.
             22  Cfr. Ortona, op. cit., pp. 164-65.
             23  Carandini a De Gasperi, 19-1-46, DDI, vol. III, n. 106, p. 147. Per preparare la visita, il
                12 Carandini aveva inviato a Bevin una lunga lettera nella quale, illudendosi di captarne la
                benevolenza, aveva sottolineato che il nuovo governo De Gasperi aveva «indubbiamente
                una più marcata tendenza di sinistra». Sugli altri colloqui londinesi di Nenni cfr. Carandini
                a De Gasperi, 29-1-46, ibi, n. 136.
             24  Carandini a De Gasperi, 26-1-46, ibi, n. 125, p. 171.
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