Page 34 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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34 L’ItaLIa 1945-1955, La rIcostruzIone deL Paese e Le Forze armate
non fu possibile che in seguito agli avvenimenti militari, ma il rivolgimento non
sarebbe stato così profondo se non fosse stato preceduto dalla lunga cospirazione
dei patrioti che in patria e fuori agirono a prezzo di immensi sacrifici, senza l’in-
tervento degli scioperi politici nelle industrie del nord, senza l’abile azione clan-
destina degli uomini dell’opposizione parlamentare antifascista (ed è qui presente
uno dei suoi più fattivi rappresentanti [il riferimento era a Ivanoe Bonomi], n. d.
25
r.) che spinsero al colpo di Stato» .
Su queste frasi si possono fare alcune osservazioni. Comprensibilmente De
Gasperi sopravvalutava largamente l’operato dell’opposizione antifascista, sotto-
valutava l’azione del Re (definita «colpo di Stato», in singolare consonanza con il
giudizio fascista) ed ignorava completamente la mozione del Gran Consiglio del
25 luglio. Comunque il preambolo finale diede parziale soddisfazione alle istanze
di De Gasperi, riaffermando che era stata l’incipiente sconfitta a provocare la ca-
duta del fascismo ed il conseguente cambio di campo, ma riconoscendo «l’aiuto
degli elementi democratici del popolo Italiano».
De Gasperi aveva poi proseguito ricordando il sopra citato comunicato di
Potsdam del 2 agosto 1945, da lui così tradotto: «L’Italia fu la prima delle potenze
dell’asse a rompere con la Germania alla cui sconfitta essa diede un sostanziale
contributo ed ora si è aggiunta agli alleati nella guerra contro il Giappone. L’italia
ha liberato se stessa dal regime fascista e sta facendo buoni progressi verso il rista-
bilimento di un governo ed istituzioni democratiche … Tale era il riconoscimento
di Potsdam. Che cosa è avvenuto perché nel preambolo del trattato si faccia ora
sparire dalla scena storica il popolo italiano che fu protagonista?». In realtà la tra-
duzione conteneva una forzatura. il testo originale inglese del comunicato recitava
infatti: «Italy has freed herself from the Fascist regime», il cui senso era la sem-
plice constatazione di fatto che l’Italia non era più fascista, non il riconoscimento
che si era liberata da sola.
Bisogna comunque riconoscere che la ferita più dolorosa inferta all’Italia dal
Trattato di Pace fu la perdita dei territori Istriani, Giuliani e Dalmati a favore della
Jugoslavia. Le clausole militari del Trattato di Pace, che non occorre qui citare
diffusamente, erano severe, ma certo meno di quelle imposte alla Germania dopo
la Prima Guerra mondiale. De Gasperi denunciò che «nelle precauzioni prese
dal trattato contro un presumibile riaffacciarsi di un pericolo italiano si è andati
tanto oltre da rendere precaria la nostra capacità difensiva connessa con la nostra
indipendenza. Mai, mai nella nostra storia moderna le porte di casa furono cosi
25 Un motivo ricorrente nei documenti diplomatici italiani era che la nuova Italia doveva rifiu-
ta re il “nazionalismo”, giocare la carta di separare la responsabilità morale dell’antifascismo
e del popolo italiano da quella del regime fascista, dare rilievo alla cobelligeranza, e
sottolineare che l’evoluzione sfavorevole della guerra non aveva «determinato», ma solo
«reso possibile», il crollo del regime fascista, una sfumatura che vi è da dubitare venisse
compresa dai vincitori.