Page 36 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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             pensieri del governo. Alcuni anni dopo, uno dei migliori alti ufficiali dell’Esercito
             italiano del dopoguerra, il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Liuzzi, capo di
             Stato Maggiore dell’Esercito dal 1954 al 1959, scriverà: «In un periodo in cui il
             solo parlare di rimessa in efficienza delle Forze Armate era interpretato come ec-
             cesso di militarismo o bieca mania di guerrafondai […] le Autorità politiche […]
             si presentarono nel 1946 alla conferenza internazionale per il trattato di pace di
             Parigi, preoccupate più dalla eventualità che all’Italia venisse prescritto un mini-
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             mo di forze militari che da quella di un massimo» .

             L’ingresso nell’Alleanza Atlantica
                Poche settimane dopo la firma, il 10 febbraio 1947, del Trattato di Pace, la si-
             tuazione internazionale si mise in movimento. In pochi mesi, a marzo con la Dot-
             trina Truman si ebbe la “dichiarazione ufficiale” della Guerra Fredda e a giugno
             con il Piano marshall la prima iniziativa che formalizzava la divisione dell’Europa
             in due campi. In maggio i comunisti furono sbarcati dai governi in Belgio, Francia
             e Italia, giusto in tempo per poter appunto aderire al Piano Marshall.
                Il 15 dicembre l’Italia riconquistò formalmente la sua piena sovranità quando
             le ultime truppe anglo-americane di occupazione lasciarono il suo territorio. il 1°
             gennaio 1948 entrò in vigore la nuova costituzione repubblicana. La normalizza-
             zione formale della situazione italiana era compiuta. Ben più importanti furono
             però le scelte sostanziali compiute il 18 aprile 1948 ed il 4 aprile 1949. Con la
             prima il popolo italiano compiva la scelta di campo tra Est e Ovest, tra comuni-
             smo e anti-comunismo . Con l’ingresso nell’Alleanza Atlantica come membro
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             fondatore, fu garantita la sicurezza dell’Italia e sancito il mutamento di status da
             nemico sconfitto ad alleato a pieno titolo in poco più di due anni. A soli quattro
             anni dalla fine della guerra l’Italia divenne quindi alleata delle potenze occidentali
             che l’avevano sconfitta. Il fatto in sé non era del tutto senza precedenti. La Fran-
             cia, ad esempio, già nel gennaio 1815 concluse un trattato di alleanza con la Gran
             Bretagna e l’Austria; era la Francia di Luigi XVIII e non più di Napoleone (che
             però preparava il suo effimero ritorno), come l’Italia del 1949 era quella di De
             Gasperi e non più di Mussolini. Tuttavia ciò che era più facile per la diplomazia
             tradizionale del congresso di Vienna non lo era altrettanto nell’epoca delle con-
             trapposizioni ideologiche.
                «Superare il rapporto ex nemico-vincitore [...] – secondo un autorevole stori-
             co  – in ultima analisi, costituì l’ostacolo principale per l’inclusione dell’Italia
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             27  G. Liuzzi, Italia Difesa?, Roma, 1963, p. 24. Liuzzi, israelita, nel 1939 era stato per questo
                congedato dall’Esercito.  Non era quindi certo un nostalgico.
             28  Questa la scelta fondamentale.
             29  P. Pastorelli, l’adesione dell’italia al Patto atlantico, ora in Id., la politica estera italiana
                del dopoguerra, Bologna, 1987, p. 231.
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