Page 40 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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                                         del  diritto»  (così  il  preambolo  del  trattato  nord-
                                         atlantico), non contava che l’Italia nel 1943 avesse
                                         abbandonato la Germania nazista e scelto le demo-
                                         crazie (un campo peraltro inquinato dalla Russia di
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                                         Stalin) . Pesava invece l’essere stati inaffidabili e
                                         poco utili: un’ennesima lezione di Realpolitik.

                                         La NATO e il riarmo
                                            Costituita  l’alleanza,  l’Italia  si  adoperò  sia
                                         per avere in essa un rango adeguato sia per sal-
                                         vaguardare le sue esigenze strategiche. Le esigen-
                                         ze di rango, sempre presenti nella politica estera
                                         italiana, motivarono la richiesta di far parte dello
             Claudio Trezzani
                                        Standing Group, organo direttivo militare dell’al-
             leanza, nel quale invece entrarono solo Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, e che
             peraltro perse molta della sua importanza con la creazione del Comando supremo
             Alleato in Europa (SHAPE), per essere poi sciolto nel 1966 a seguito dell’uscita
             di Parigi dalla struttura militare integrata. i ministeri degli esteri e della difesa
             s’impegnarono in un’intensa attività diplomatica per ottenere che l’Italia facesse
             parte dello Standing Group. I Capi di Stato Maggiore della Marina e dell’Esercito,
             Ammiraglio Emilio Ferreri e Generale Marras, svilupparono una propria diploma-
             zia parallela per ottenere l’appoggio dei loro omologhi statunitensi, Ammiraglio
             Louis Denfeld e Generale Omar Bradley. L’addetto navale a Washington, Capi-
             tano di vascello Francesco Baslini, manifestò un certo ottimismo sul sostegno
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             americano , che alla luce di altre fonti appare però infondato. In occasione infatti
             della serie di incontri che i Joint Chiefs of Staff statunitensi ebbero nell’estate
             1949 con i Capi di Stato Maggiore degli alleati atlantici, l’ambasciatore a Parigi
             Pietro Quaroni osservò: «Mentre le conversazioni con i minori, fra cui noi, sono
             durate in media un’oretta, quelle con i francesi e gli inglesi sono durate un giorno
             e mezzo» .
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                Più sostanziale fu la richiesta dell’Italia di essere ammessa in due dei cin-
             que gruppi strategici regionali [1) Stati Uniti-Canada; 2) Atlantico Settentriona-


             36  Allo stesso modo nel 1915 l’Italia aveva scelto quello che sarebbe stato poi fatto passare
                per il campo delle democrazie, al quale si sarebbero associati anche gli Stati Uniti.
             37  Cfr. G. Giorgerini, Da Matapan al Golfo Persico. La Marina militare italiana dal fascismo
                alla Repubblica, Milano, 1989, pp. 611-14; M. Gabriele, Mediterraneo (1945-1953), in
                rivista di studi politici internazionali, a. XLVI, n. 1 (Gennaio-Marzo 1979), p. 40.
             38  Telespresso dell’8 agosto 1949, cit. in A. Varsori, Il ruolo internazionale dell’Italia negli
                anni del centrismo (1947-1958), in Aa. Vv., 1947/1958. L’Italia negli anni del centrismo,
                Roma, 1990, p. 218, n. 55; cfr. A. Varsori, l’italia fra Alleanza Atlantica e CED (1949-
                1954), in Storia delle relazioni internazionali, a. IV (1988), n. 1, pp. 131-32.
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