Page 49 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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mento spirituale e culturale del Novecento,
con Alessandro Casati, Tommaso Gallarati
Scotti e altri. Ufficiale pluridecorato nella
Grande Guerra e deputato del Partito popo-
lare dal 1919 al 1926, richiamato in servi-
zio nel 1940 e ufficiale di Stato maggiore,
tra i fondatori della Democrazia cristiana
nel 1942-43, dopo la resa del settembre
1943 riparò in Svizzera ove ebbe contatti
con esuli di diverso orientamento (il repub-
blicano Cipriano Facchinetti, il comunista
Concetto Marchesi…) e collaborò con “Il
Secondo Risorgimento” di Luigi Einaudi.
Restituito all’italia su sollecitazione del
presidente del Consiglio Ivanoe Bonomi,
membro della Consulta Nazionale, fu no-
Manlio Brosio minato ministro della Guerra nel governo
presieduto da Parri, che aveva conosciu-
to sin dalla preparazione dell’offensiva di Vittorio Veneto. Espresse la robusta
continuità del cattolicesimo liberale patriottico della Lombardia che risaliva al
magistero di Alessandro Manzoni. Monarchico, all’avvento della repubblica fu
ambasciatore in Argentina, poi rappresentante dell’Italia all’Unesco. Senatore di
diritto dall’aprile 1948, propugnò l’adesione alle nascenti istituzioni comunitarie
europee.
Manlio Brosio (1897-1980), Ministro della Guerra nel I governo De Gasperi,
iscrisse la sua lunga militanza politica nella cornice del liberalismo patriottico di
matrice risorgimentale e laica. Allievo ufficiale dal 1916, combattente plurideco-
rato nel Corpo degli Alpini, laureato in giurisprudenza nel 1920, collaborò alla
“Rivoluzione liberale” di Piero Gobetti, polemizzando contro combattentismo e
reducismo, considerati germi del fascismo da lui avversato. Diffidato nel 1927,
cinque anni dopo venne depennato dal novero degli oppositori e nel 1936 risultava
filofascista. Il giovane Dante Livio Bianco, collaboratore nel suo studio forense,
si iscrisse al PNF. Nondimeno raccolse attorno a sé un cenacolo crescentemente
critico nei confronti del regime. Alla caduta di mussolini divenne segretario del
Partito liberale e membro della giunta militare del Comitato di liberazione nazio-
nale. Ministro senza portafoglio nel governo Bononi, ministro per la Consulta e
vicepresidente del Consiglio nel governo Parri, divenne punto di riferimento della
sinistra liberale, in specie sulla questione del cambio istituzionale. Ministro della
Guerra nel I governo De Gasperi, si schierò apertamente per la Repubblica, in
alternativa a Benedetto Croce (fautore della libertà di opzione) e di Edgardo So-
gno e di Luigi Einaudi, dichiaratamente monarchici. Assicurò la lealtà delle Forze