Page 51 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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stizia e Libertà”. Alto dignitario del Grande Oriente d’Italia dell’esilio, nel feb-
braio 1943 venne arrestato dai tedeschi e consegnato all’Italia, ove fu condannato
a trent’anni di detenzione dal Tribunale Speciale. Liberato, ma sotto sorveglianza,
dopo la caduta di Mussolini nel settembre 1943 riparò in Svizzera. Ne rientrò su
sollecitazione di Bonomi con altri esuli destinati alla Ricostruzione (Luigi Ei-
naudi, Stefao Jacini, Gustavo Colonnetti..). Deputato del partito repubblicano (2
giugno 1946), Facchinetti fu tra i laici più impegnati nel dialogo con i cattolici in
vista degli equilibri postbellici. Da ministro della Guerra nel secondo governo De
Gasperi fronteggiò con misura e abilità la sollevazione partigiana del settembre
1946. Tra i fautori più decisi dell’esclusione del partito comunista dal governo tor-
nò ministro della Difesa con De Gasperi. Fu senatore di diritto dall’aprile 1948.
Di sedici anni più anziano, il veneto Luigi Gasparotto (Sacile, Udine, 1873-
Cantello, Varese,1954), avvocato, massone da fine Ottocento, militante nelle file
radicali, contrario all’impresa di Libia del 1911-12. Eletto deputato nell’ottobre
1913, nel 1914-15 fu interventista militante e volontario nella Grande Guerra,
meritandosi tre Medaglie d’Argento e una di Bronzo al Valor Militare, due croci
di guerra e la francese Legion d’Onore.
Tra i fondatori del Fascio parlamentare di difesa nazionale (1917), compren-
dente l’arco degli interventisti contro i “disfattisti”, e, nel dopoguerra, dell’Asso-
ciazione nazionale combattenti con Ettore Viola e altri, mostrò attenzione per il
movimento dei Fasci fondato da Benito mussolini col programma di rivendica-
zione della Vittoria. Rieletto nelle liste degli ex combattenti, vicepresidente della
Camera dei deputati, nel 1921 fu confermato nel “blocco nazionale” comprenden-
te i fascisti e promosse la nascita della Democrazia sociale, guidata dal duca Gio-
vanni Antonio Colonna di Cesarò, massone. Ministro della Guerra nel governo
presieduto da Ivanoe Bonomi (giugno1922-febbraio1922), subentrò al deputato
del Partito popolare italiano, Giulio Di Rodinò, che prima della nomina non si era
mai occupato di questioni militari.
Il Generale Angelo Gatti ne tracciò il profilo nelle caustiche pagine di tra anni
di vita militare italiana (Mondadori, 1924). “Uomo di molto valore personale e
di grande sensibilità artistica” - egli osservò -, autore di Il Diario di un fante, era
stato valoroso combattente, “giunse al potere “con molta fede e con pochissima
sapienza militare”. Animato da spiriti democratici si propose di risolvere gl’im-
mensi problemi dell’esercito. Altrettanto mirò a fare nel breve periodo durante il
quale fu ministro nel governo De Gasperi.
Elaborò un nuovo ordinamento dell’Esercito, ispirato al progetto della “nazione
armata” che risaliva a Carlo Pisacane e a Giuseppe Garibaldi: riduzione dell’e-
sercito permanente a 175.000 uomini e abbreviamento della ferma (12 mesi), da
conciliare con la “mobilitazione armata nazionale” incardinata su 200 centri per-
manenti. Il proposito non assunse mai forma di disegno di legge. Sia da ministro,
sia da vicepresidente della Camera mostro simpatia per il movimento fascista