Page 55 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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             Dopo il successo elettorale del 18 aprile 1948, entrò Ministro della Difesa nel go-
             verno De Gasperi e lo rimase per un quinquennio. Come egli stesso ricordò in un
             convegno promosso dall’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito (gli
             Atti vennero pubblicati dal Ministero della Difesa) fu lui a proporre in consiglio
             dei ministri l’adesione dell’italia alla Nato senza che fosse stato posto all’ordine
             del giorno (2).
                Giorno dopo giorno mirò a risollevare sostanza e immagine delle Forze Arnate
             quale pilastro dello Stato, in linea con il dettato della Costituzione: “è Sacro dove-
             re del cittadino difendere la Patria”.

             Conclusioni:  ministri esempio di virtù patriottiche
                Il  turbinio dei titolari della Difesa in Italia tra il 1923/44 e la metà degli Anni
             Cinquanta non trova analogie in altri Paesi europei del dopoguerra e va collocato
             nella difficile ricerca di equilibri politici interni, con speciale riferimento alle già
             richiamate svolte di quegli anni: il mutamento del forma dello Stato, l’esclusione
             dal governo del Partito comunista italiano, dichiaratamente fautore del comuni-
             smo sovietico incardinato nell’URSS di Stalin, e conseguentemente del Partito
             socialista, che nel 1948 gli si unì nel Fronte popolare; la vittoria del Centro nelle
             elezioni del 18 aprile 1948 e l’adesione dell’Italia alla NATO.
                  All’indomani della guerra e in attesa del Trattato di pace e delle sue riper-
             cussioni all’interno del Paese, tra i molti nodi da sciogliere per la Ricostruzione
             primeggiarono
                a-  la “razionalizzazione” della “guerra partigiana” (incluso il ripristino dell’or-
                   dine pubblico e della sicurezza dei cittadini: tema solo recentemente risco-
                   perto più in forma giornalistica e rapsodica che metodica e scientifica);
                b- il passaggio alla forma repubblicana;
                c- la drastica contrazione della “macchina militare” con enormi conseguenze
                   pubbliche e individuali;
                d- il recupero della continuità  storica del Paese Italia.

                 Come si è veduto, per il conseguimento di tali molteplici obiettivi si prodi-
             garono ministri dalle biografie molto diverse (cattolici liberali e liberali cattolici;
             democristiani che nel corporativismo avevano veduto il terreno di convergenza
             tra diverse letture dello Stato; anticlericali italocentrici, come Facchinetti, e lai-
             ci dagli orizzonti più ampi, come Pacciardi). A parte la breve parentesi di Ma-
             rio Cingolani e l’avvento di Giuseppe Codacci Pisanelli nelle poche settimane
             dell’ultimo governo De Gasperi il ministero della Guerra/Difesa fu costantemente
             retto da politici permeati dalla tradizione patriottica risorgimentale. Almeno tre di
             loro (Facchineti, Gasparotto e Pacciardi) furono massoni, quando l’appartenen-
             za alle logge era sicuramente una carta di presentazione apprezzata dagli anglo-
             americani, come dalla Francia di Mendes-France e nelle monarchie dell’Europa
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