Page 189 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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          ActA
          Lo sbarco e la conquista di Capri
          4-17 Ottobre 1808



          Piero CROCIAnI



               a presa di Capri, nel 1808, è una delle pochissime operazioni anfibie portate a
          L termine con successo da parte francese durante le guerra napoleoniche. Il teatro
          operativo italiano non era in quel momento il più importante. Le truppe disponibili non
          erano, pertanto, le migliori e si faceva ricorso largamente a meno motivate truppe alleate
          (oggi diremmo di stati satelliti) o addirittura mercenarie. Così da Napoli partirono, oltre
          a reparti francesi, anche unità, almeno in parte, napoletane, italiche, corse, tedesche e
          svizzere, mentre Capri fu difesa, oltre che da pochi inglesi, da unità di esuli corsi, da
          maltesi e da svizzeri.
             D’altra parte, in circostanze analoghe, lo stesso fenomeno si sarebbe ripetuto nel
          corso della campagna d’Italia del 1943-45. Così, da parte alleata, accanto a reparti ame-
          ricani e britannici (provenienti, questi ultimi, dalla madre patria, dai dominions, dalle
          colonie e dai territori dell’impero) vennero schierati contingenti polacchi, francesi, nord
          africani, brasiliani, greci ed ebraici, oltre a reparti del Regio Esercito italiano, e da parte
          tedesca, alla Wehrmacht si affiancarono unità della Repubblica Sociale Italiana, slovac-
          che e boeme oltre ai cosacchi e ad altre formazioni volontarie reclutate fra i prigionieri
                                    a
          del fronte russo, come la 164  Divisione turchestana.
             A differenza del 1943-45, quando in campo alleato, specie ai massimi livelli, si scon-
          trarono differenti vedute circa la conduzione della campagna, questo problema non si
          affacciò, in età napoleonica, sul teatro di guerra italiano – e a maggior ragione in un’o-
          perazione di portata limitata come la presa di Capri.
             Con il comando saldamente in mano agli ufficiali francesi di re Murat, da una parte,
          ed in quelle di Hudson Lowe, governatore di Capri, e dei capitani dei legni inglesi e si-
          ciliani, dall’altra, non c’era alcuna possibilità di scarsa collaborazione tra unità terrestri
          o navali per motivi legati alla diversa nazionalità, se non, in qualche caso, sul mare tra le
          cannoniere siciliane ed i vascelli inglesi. Caso mai, per entrambe le parti, il vero proble-
          ma era dato dalla non facile collaborazione tra le marine e le forze di terra, condizionata,
          com’era, dalle condizioni del mare e dai venti. Il francese e l’inglese dovevano essere
          le lingue di comando, con l’italiano come lingua franca in entrambi i campi, data la loro
          composizione.
             L’isola di Capri, in vista di Napoli, era stata occupata nel 1806  dagli Inglesi che
          ne avevano fatto un avamposto della loro guerra navale nel Mediterraneo. Facilitava,
          infatti, l’ “indirect approach” che consentiva alla Royal Navy di minacciare incursio-
          ni e sbarchi sul continente, vincolando così alla difesa delle coste truppe dell’impero
          napoleonico che sarebbero state più utili altrove. Capri, poi, con Hudson Lowe- futuro
          carceriere di Sant’Elena ma anche un ufficiale con esperienze, in Italia e altrove, che
          andavano al di là del campo strettamente militare- rappresentava una spina nel fianco dei
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