Page 191 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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Viene così a mancare la prima e vitale difesa dell’isola. Anche da un punto di vista
psicologico sono le navi inglesi e siciliane a rappresentare l’effettiva protezione, le altre
misure di difesa, che pure sono state prese, sono solo dirette a coprire gli eventuali-e
ritenuti improbabili- punti di sbarco. Oltre ad alcune opere di fortificazione, riattando
edifici già esistenti, sono state infatti piazzate artiglierie, in parte sbarcate dalle navi, e
si è provveduto alla costruzione di muretti protettivi in pietra ed all’interruzione degli
stretti sentieri che dagli altipiani scendono verso alcune calette della costa. Manca un
piano complessivo che preveda una difesa manovrata.
La guarnigione di Capri è formata, come si è detto, dai Royal Corsican Rangers,
organizzati e comandati dallo stesso Hudson Lowe, coadiuvato dal Capitano Richard
Church, destinato, quest’ultimo, ad una lunga ed avventurosa carriera, visto che lo ritro-
veremo successivamente colonnello della Duke of York’s Greek Light Infantry nel 1810,
maresciallo di campo a Napoli nel ricostituito esercito borbonico fino al 1820 ed infine
eroe dell’indipendenza greca. I Rangers sono forti di dieci compagnie, con ufficialità
quasi esclusivamente corsa, e contano poco meno di 700 uomini cui si devono aggiun-
gere un pugno di artiglieri e di marinai inglesi e, sembra, degli irregolari napoletani
reclutati nell’isola o tra i profughi dalla terra ferma. Alle richieste di rinforzi avanzate
da Hudson Lowe il comando britannico di Messina provvede, pochissimi giorni prima
dello sbarco, con l’invio del Royal Regiment of Malta – o Real Malta – forte di poco
più di 700 uomini, rispetto ai 1.126 previsti dalle tabelle organiche, di composizione
eterogenea, poco disciplinato, al comando del Maggiore John Hamill, con ufficiali pro-
venienti da reparti britannici, maltesi e stranieri al servizio inglese.
Sul continente, per non allarmare il nemico le truppe del corpo di spedizione (forma-
to inizialmente da circa 1900 uomini) sono concentrate, oltre che a Salerno, a Napoli,
ufficialmente per una parata che si svolge il 2 ottobre sulla Riviera di Chiaia. Al termine
della rivista le truppe vengono consegnate nell’arsenale e vi ricevono munizioni e vi-
veri. Il giorno dopo il porto è bloccato e vengono requisite 180 imbarcazioni di diversa
stazza (molte meno secondo altre fonti) insieme ai loro – possiamo immaginare quanto
contenti- equipaggi, imbarcazioni subito ormeggiate nella darsena.
Oltre a barche ed equipaggi sono requisite anche le scale uncinate degli addetti
all’accensione dei fanali dell’illuminazione pubblica, che dovranno servire per superare
le coste rocciose dell’isola.
Da Napoli partono circa 1500 uomini, da Salerno altri 400. Si tratta, in genere, di
una o due compagnie ( in genere quelle scelte di granatieri, volteggiatori e carabinieri)
di reggimenti di stanza nella capitale e dintorni: ci sono così francesi e napoletani della
Guardia Reale, francesi del 10°, 20°, 52° e 102° reggimento di linea, dell’artiglieria e
del genio, italiani del 3° di linea italico, napoletani del 1° e 2° reggimento leggero, e poi
elementi del Real Corso, del 1° Svizzero, del Real Africano ( provenienti, nonostante il
nome, dalle Antille) e del reggimento Isembourg ( disertori ed ex prigionieri di diverse
nazionalità), formalmente al servizio della corona di Napoli.
A Napoli l’imbarco, dopo aver superato diversi inconvenienti, dura dalle 11 di sera
fino alle 3 del mattino, con le imbarcazioni scortate dalla fregata, dalla corvetta e da 30
cannoniere. Altre 30 imbarcazioni e 7 cannoniere salpano da Salerno.