Page 194 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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194 XXXIX Congresso della CommIssIone InternazIonale dI storIa mIlItare • CIHm
portarsi alla punta della Campanella, presso Massa Lubrense, a poca distanza dall’isola,
pronto a cogliere la minima occasione favorevole. L’occasione si presenta la mattina del
13, con condizioni del mare buone e con vento che continua a tener distanti le navi ingle-
si. Murat, che nella notte ha fatto giungere da Napoli a Massa una spedizione di soccorso
con 60 imbarcazioni cariche di munizioni, viveri e artiglieria, la fa’ partire per Capri con
la scorta di 26 cannoniere al comando del Capitano di Fregata Matteo Correale.
Il vento impedisce agli inglesi di intervenire efficacemente e le cannoniere siciliane,
al comando del Tenente di Vascello Ignazio Cafiero, non riescono ad intercettare il con-
voglio perché quelle napoletane si interpongono. Il carico del convoglio è scaricato alla
Marina di Tiberio con la massima velocità e le imbarcazioni possono far ritorno verso
il continente senza difficoltà, anche perché la fregata e la corvetta napoletane, uscite da
Baia, tengono impegnate le navi inglesi.
E’ la svolta decisiva. L’assedio può riprendere con più vigore e già il 15 è aperta
una piccola breccia nelle mura, mentre le condizioni degli assediati, privi dell’appoggio
della marina, si fanno più difficili. Si iniziano trattative di resa che Hudson Lowe cerca
di tirare per le lunghe, dato che sono in vista trasporti inglesi con i rinforzi, che però le
condizioni del mare tengono lontani e che, prima di riprendere il largo, possono solo
mettere a terra, con difficoltà, 220 uomini del reggimento svizzero de Watteville, aggra-
vando ulteriormente la situazione logistica.
Così il giorno 16 Hudson Lowe e Lamarque si accordano per la resa di Capri a con-
dizione del rimpatrio della sua guarnigione. Le ostilità vengono sospese in attesa della
ratifica, da parte di Murat, delle condizioni di resa che Lamarque ha accettato anche per
la minaccia rappresentata dalla presenza, in vista dell’isola, dei trasporti inglesi.
Il re inizialmente rifiuta la ratifica perché ritiene che le condizioni siano troppo fa-
vorevoli per gli inglesi. Lamarque insiste, facendo presente che la breccia non è ancora
praticabile e che c’è il pericolo che il nemico faccia saltare le fortificazioni ed i cannoni,
necessari poi ai franco-napoletani per difendere l’isola. Sollecitato anche da Saliceti,
Murat, assai a malincuore, ratifica l’accordo e la mattina del 17 gli inglesi cedono Capri
con le sue fortificazioni e 17 pezzi di artiglieria.
Appena in tempo perché la squadra inglese, con i rinforzi, è di nuovo in vista dell’i-
sola. Le condizioni del mare impediscono però, per la mancanza di imbarcazioni idonee,
l’immediato reimbarco degli inglesi, secondo le clausole della resa, e la contemporanea
presenza a Capri di unità della stessa nazionalità, composte da svizzeri e da corsi, schie-
rate in due campi avversi favorisce le diserzioni dal campo inglese (86 corsi, 6 svizzeri e
5 inglesi) fino al giorno 22, quando gli ultimi occupanti si imbarcano. Questo vale per i
capitolati di Capri (750 corsi, 200 svizzeri, 150 inglesi e 120 maltesi). Invece i prigionie-
ri già avviati a Napoli, oltre 600 donne e bambini compresi, sono inviati a piccoli gruppi
in Francia e qui rinchiusi nel deposito di Mont Dauphin, dipartimento delle Alte Alpi.
Qui, pur se le condizioni di detenzione saranno cattive i maltesi sapranno comunque
adattarsi – visto che cinque di loro, compreso un ufficiale, si sposeranno con ragazze
francesi- e…. moltiplicarsi, considerato che in cinque anni nasceranno 55 bambini.
Anche se della perdita di Capri si trattò alla Camera dei Comuni, nessuna misura
venne presa nei confronti di Hudson Lowe né soprattutto del comandante della squadra