Page 61 - Le Operazioni Interforze e Multinazionali nella Storia Militare - ACTA Tomo I
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          sidiati come non presidiati” . Le mansioni prefiguravano le caratteristiche di un ispettore
          generale, e tale egli sarà fino alla sua scomparsa nell’ultimo ventennio del XVII secolo.
             Per radicare nei sudditi il senso di appartenenza a uno stato e la consapevolezza della
          dipendenza da un principe Emanuele Filiberto istituì la “milizia paesana” composta di
          maschi tra i 18 e i 60 anni abili alle armi, che avrebbero servito non come mercenari, ma
          come sudditi a difesa del loro territorio e delle proprie attività. La prima convocazione del-
          la milizia risale al 1560, una scelta che «rientrava a pieno titolo in quel disegno di difesa
          efficiente perseguito dal duca» che, disponendo peraltro di mezzi limitati «per conservare
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          gli nostri stati» , faceva ricadere sulle casse dei comuni l’onere di provvedere alla remu-
          nerazione di queste truppe.
             La milizia paesana si può configurare come l’embrione di un esercito nazionale, e se
          ebbe un’incidenza più sociale che militare, fu comunque un passo efficace verso l’orga-
          nizzazione di un nuovo rapporto tra duca e i sudditi mutando «mentalità e atteggiamenti,
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          rovesciando la categoria dell’“omaggio” in quella, ancora sconosciuta, del “servizio”» .
             I mercenari stranieri, di fatto, sarebbero rimasti i protagonisti dell’esercito sabaudo per
          tutto il XVI secolo, e per buona parte di quello successivo, «una misura molto adottata,
          contrattualmente sempre sicura, ben più che l’eventuale patto fiduciario – oltre al soldo
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          corrente – fra sovrano e sudditi» .
             Infine l’urgenza di assicurare le necessarie strutture difensive a uno stato cerniera fra le
          strategie espansionistiche di Francia e Spagna impose al duca Emanuele Filiberto la rea-
          lizzazione di fortezze in luoghi strategici, come le città di confine e la nuova capitale. To-
          rino fu dotata, in soli 15 mesi, delle necessarie difese con la costruzione di un’imponente
          cittadella pentagonale, opera di Francesco Paciotto da Urbino, posizionata a sud-ovest, in
          un luogo elevato e quindi idoneo a dominare la città e controllare le strade di collegamento
          con la Francia e con Pinerolo ancora in mano francese.
             Con Emanuele Filiberto fu avviata negli stati sabaudi la costruzione dello stato mo-
          derno.

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             Il primo passo avanti per conferire un qualche carattere di permanenza all’esercito sa-
          baudo, con la creazione di reggimenti permanenti di proprietà dello stato e alle dirette dipen-
          denze del duca, fu effettuato nel 1659 da Carlo Emanuele II. Il 18 aprile 1659 il duca ema-
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          nava l’ordine  per la formazione di un Reggimento della Guardia, o Guardie, in servizio
          tutto l’anno, formato da 12 compagnie, incorporando la compagnia Fleury, Blanc Rocher e
          quattro compagnie del reggimento francese mercenario de Marolles. Il Reggimento Guardie
          ebbe il numero “uno” nell’ordine dell’anzianità dei corpi e manterrà il titolo di 1° reggimen-

          17  Sulla nascita della Contadoria e della Veedoria, cfr. clauDio De consoli, Al soldo del duca. L’amministrazione
             delle armate sabaude (1560-1630), Torino, Paravia, 1999, pp. 205-223
          18  Ibidem, p. 90 e sgg.
          19  Walter BarBeris, Le armi del Principe. La tradizione militare sabauda, Torino, Giulio Einaudi editore, 1988,
             p. 20
          20  Ibidem, p.150
          21  ASTo, Contadoria generale delle milizie e genti di guerra, Ordini generali e misti, mazzo 11
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