Page 103 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             lo». L’obbligo generale del servizio «dette vita alla sistematica educazione del po-
             polo per la guerra», concludeva l’autore, richiamando il fondamentale corollario
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             culturale della riforma militare .
                L’adozione di questo principio rivoluzionario, mutuato dalla Francia ad ope-
             ra dei “generali riformatori”,  era stata quasi subita da Federico Guglielmo III
             Hohenzollern, timoroso dei possibili  inquinamento rivoluzionari dell’esercito.
             Alla metà del secolo, però,  i sovrani di Prussia   avevano  ormai compreso che an-
             che in un regime monarchico era possibile, senza alcun rischio per il trono, armare
             il popolo e dare vita a un esercito di massa,  guidato da un corpo di ufficiali coeso
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             e fedele alla monarchia  . Tutto questo era ormai patrimonio della Germania:
                      «Il segreto del presente sviluppo sociale sta tutto nella completa compe-
                   netrazione della vita militare con quella del popolo, così che la prima impe-
                   disca il meno possibile lo sviluppo della seconda, ma che, d’altra parte, tutti
                   i mezzi della dell’ultima giovino all’esplicazione della prima.  L’obbligo
                   generale del servizio ha fatto fare, in questo senso, il passo più importante;
                   poiché da che esso fu introdotto gli uomini appartenenti all’esercito non
                   sono più sottratti permanentemente al lavoro, ma solo temporaneamente, e
                   perciò tutti gli uomini validi sono resi disponibili per l’esercito» .
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                Come avrebbe potuto chiamarsi un esercito basato su tali carattestiche, da sem-
             pre prerogativa della “nazione armata” democratica? Colmar von der Goltz non
             aveva dubbi in proposito:
                      «Spesso è tanto difficile trovare un titolo appropriato, quanto scrivere
                   un libro. Non tattica, non strategia, non una sistematica dottrina delle guerra
                   formano il contenuto di queste pagine [...] Degli interessi della nazione ar-
                   mata è qui discorso, alla nazione armata si rivolge il mio libro; e però anche
                   questo titolo esso dovrà portare. Nazione armata, poetico e anche regale
                   motto pronunziato in più grave tempo .«L’esercito prussiano sarà anche in
                   avvenire la nazione armata» .
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             8   Ivi, p. 19.
             9   Cfr. G. Ritter, I militari e la politica nella Germania moderna. Da Federico il Grande alla prima
                 guerra mondiale, Einaudi, Torino, 1967, p. 143.
             10  C. V. Der Goltz, La nazione armata, cit.,  p. 9. La «promessa »  era stata fatta dal re  in occasione
                 del “Discorso del trono” del 12 gennaio 1860. Così la commentava von der Goltz: «Essa si è da
                 allora compiuta, ed ha ricevuta la sua consacrazione in tre gravi guerre. essa valse da criterio
                 direttivo nello sviluppe degli eserciti del nostro tempo. Possano allo stesso fine servire anche le
                 considerazioni seguenti, e contribuire a che il motto “nazione armata” trovi esatta eco in tutti i
                 cuori tedeschi».
             11  C. V. Der Goltz, La nazione armata, cit.,  Prefazione alla prima edizione del 1883.  p. VI .
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