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122 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
clama che i socialisti avrebbero cooperato «perché non si indebolisca moralmente
o materialmente l’Italia dinanzi al nemico […] Viva il socialismo! Viva l’Italia!».
La spaccatura tra i socialisti torinesi del maggio 1915, acuita dai gravi fatti dell’a-
gosto 1917, prefigura le dinamiche che investono il movimento a livello nazionale
nel dopoguerra.
Le ambiguità degli ambienti imprenditoriali e finanziari, la forte influenza di
Giolitti in città, le divisioni tra i cattolici e la capacità di mobilitazione del movi-
mento operaio e socialista sono tutti elementi che sembrano confermare la validità
delle osservazioni del prefetto di Torino, Jacopo Vittorelli del 25 aprile: «propen-
de la maggioranza per la neutralità, finché sia possibile, ed è scarso il contingente
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degli interventisti» . Nello stesso rapporto, scritto poco prima di esser trasferito
alla prefettura di Firenze, aggiunge che in caso di guerra non ci sarebbero state
proteste da parte del «ceto contadino […] pur non essendo in generale favorevole
alla guerra» e che tra il ceto dirigente «si ripone la maggiore fiducia nel Governo,
certi tutti che le sue decisioni, qualunque esse siano, saranno ispirate ai supremi
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interessi del Paese» . Se anche fosse confermata l’impressione di chi, come Pa-
ride Rugafiori, sospetta che Vittorelli sovrastimasse il neutralismo a causa della
sua vicinanza a Giolitti, suonano profetiche le parole sulla classe operaia: «in più
occasioni ha già dimostrato la sua avversione alla guerra e la sua intenzione di
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opporvisi anche con violente manifestazioni» .
Non favorisce certamente la gestione dell’ordine pubblico in un momento tanto
delicato a causa della crisi di governo e delle prevedibili scelte diplomatiche, dopo
il tramonto dell’ipotesi di un accordo con l’Austria-Ungheria, l’avvicendamento
di Vittorelli con Eduardo Verdinois, più vicino a Salandra e fautore di un nuovo
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atteggiamento verso interventisti e neutralisti. Durante la gestione Vittorelli, mal-
grado i numerosi episodi di violenze verbali e qualche volta fisiche, si registrano
feriti “soltanto” l’11 aprile. Fino a maggio gli interventi della Pubblica Sicurezza
con arresti non sono moltissimi, solo sette: oltre ai 60 anarchici già ricordati, il 3
57 Cit. in B. Vigezzi, Da Giolitti a Salandra, Vallecchi, Firenze, 1969, p. 343.
58 «l’analisi del prefetto si presta a significative correzioni nel confronto con la natura e l’evolu-
zione del neutralismo tra la fine del 1914 e la primavera del 1915», P. Rugafiori, Nella grande
guerra, cit., p. 9.
59 Cit. in B. Vigezzi, Da Giolitti a Salandra, cit., p. 343.
60 Verdinois, di una prestigiosa famiglia napoletana, con un fratello generale, uno importante lette-
rato e uno alto funzionario del Ministero dei Lavori Pubblici, veniva dalla Prefettura di Verona
e verrà avvicendato il 1° settembre 1917, per non aver evitato i “fatti di Torino”, la sommossa
urbana che dal 22 agosto 1917 per cinque giorni farà temere un moto rivoluzionario e causerà
una cinquantina di morti tra la popolazione. Qualche mese dopo aver lasciato la prefettura di
Torino, passerà a quella di Padova.
Vittorelli è stato prefetto di Torino dal 1907 al 1915 e, dopo l’incarico di prefetto di Firenze, entrerà
nel Consiglio di Stato. Nel 1911 era stato nominato senatore N.M. Salvo, 1861-1943. I Prefetti
della provincia di Torino, Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno, s.l., 2013, pp.
87-91.

