Page 123 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             ottobre, i fermati furono un centinaio, l’11 aprile  48, le altre volte una decina o
             meno (alcuni erano interventisti, altri neutralisti); quasi tutti furono rilasciati dopo
             qualche ora o qualche giorno. Il cambiamento di politica prefettizia viene registra-
             to anche dalla stampa più moderata e filogovernativa de “Il Momento”: si passa
             da «il servizio di polizia non poteva infatti essere più vasto e meglio organizzato»
             il 3 marzo a «la forza pubblica brillava in quel momento per la sua assenza» il 13
             maggio, fino ad un duro atto di accusa, che sembra persino giustificare le violenze
             dei socialisti. Nel numero del 18 maggio, che si apriva con una prima pagina tutta
             pro Salandra, dove erano ricordate le manifestazioni interventiste in varie città
             italiane – tra cui Girgenti, Este e Lucca –  ma non lo sciopero generale con un
             morto di Torino, a pagina 3 si legge: «i socialisti torinesi, pur essendo decisamente
             neutralisti, non si sarebbero abbandonati agli eccessi deplorevoli […] se in que-
             sti giorni un maggiore accorgimento ed una maggiore sensibilità della psicologia
             torinese avesse sorretto nella sua azione l’autorità politica […] Da più di una
             settimana si è permesso che i più accesi interventisti organizzassero cortei, sco-
             razzassero per le vie di Torino, lanciassero sassi, insultassero tutti e tutto, mentre
             si è soppressa con la più intransigente energia e talora con una eccessiva violenza
             ogni manifestazione che a tale interventismo rivoluzionario potesse contrastare.
             Era logico – anche se la cosa sia dolorosa e deplorevole – che questi socialisti
             neutralisti vedessero in tale atteggiamento dell’autorità una menomazione della
             propria libertà […] A torto il prefetto di Torino ha scritto ieri un periodo del suo
             proclama: ‘il persistere nei tumulti – egli ha detto – significherebbe far partire da
             Torino la scintilla infiammatrice di una guerra civile in un momento sì grave per
             l’avvenire d’Italia’ Oh! No, signor prefetto di Torino. Qui da Torino non è partita
             nessuna scintilla di guerra […] Il tentativo rivoluzionario di ieri è stato […] una
             reazione delittuosa ad un metodo politico errato: e nessuno potrà mai accusare la
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             massa lavoratrice torinese di operare ai danni della patria» .




















             61  Un errore e un delitto, in “Il Momento”, 18-5-1915.
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