Page 276 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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276        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



                Scorrendo i rapporti del prefetto di Milano tra i nomi degli oratori figurano uni-
             camente elementi di estrema tendenza: Corridoni, Mussolini, Battisti, Chiesa, De
             Ambris; sparuti quelli dell’ala democratico-radicale, quasi inesistenti quelli del
             “partito liberale”. I temi trattati nei comizi sono sussumibili nella formula “guerra
             o rivoluzione”;  mentre la “popolazione simpatizzante” si mantiene sempre ecci-
             tatissima. Nel resto della Lombardia la situazione è varia. In provincia la spinta
             neutralista si fa sentire.
                A Vigevano, Como, Lecco gli scontri tra neutralisti e interventisti sono ricor-
             renti e la forza pubblica è costretta ad intervenire operando diversi arresti.
                A Verona gli incidenti tra le opposte tendenze assumono una certa gravità così
             come a Rovigo. La spinta interventista meno opposizione troverà a Padova e Ve-
             nezia. Calme in complesso si manterranno nelle giornate di maggio le province di
             Alessandria, Cuneo, Novara.
                Il quadro muta bruscamente a Torino. Ivi il 14 maggio il prefetto segnala che
             “durante tutta la giornata, la città è stata molto animata”. Alle molteplici manife-
             stazioni interventiste del giorno si contrappone in serata l’azione di folti gruppi
             neutralisti che si scontrano con la truppa con feriti tra i soldati e l’arresto di 30
             manifestanti. A governo Salandra oramai riconfermato e mentre il convegno so-
             cialista di Bologna si conclude con un nulla di fatto, a Torino si assiste ad un
             massiccio sforzo contro la guerra.
                Il 17 maggio una riunione tumultuosa e affollatissima degenerò in tumulto.
                Per resistere alla cariche della cavalleria i dimostranti eressero in fretta barri-
             cate adoperando travi e spranghe di ferro divelte da una impalcatura di un palazzo
             in costruzione.
                Ci furono feriti e arrestati ma seppure dopo una breve tregua le agitazioni con-
             tinuarono tanto che l’autorità militare dovette assumere la gestione dell’o.p.. La
             calma tornerà solo il giorno dopo.
                Dai rapporti  dei prefetti  un dato  risulta  chiaro:  il  carattere  delle  “giornate
             di maggio” non era quello di un impetuoso moto dell’opinione pubblica ma di
             un’imposizione esterna sui poteri costituiti, attuata con spregiudicata decisione
             dalle correnti interventiste più risolute di destra e di sinistra.



             Un governo di guerra non può essere un governo libero

                Il 16 maggio il Re respinse le dimissioni di Salandra.
                Il ricordo delle dimostrazioni cruente verificatesi a Torino e la prova di forza
             dei pacifisti annunziata per il 19 maggio spingeranno Salandra a ritenere che la
             soluzione migliore fosse pur sempre quella della mano ferma e nel caso, della re-
             pressione. Val la pena di ricordare a questo proposito la circolare Salandra del 18
             maggio ai prefetti del regno:
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