Page 283 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             guerra mentre pensavano che l’Italia non fosse ancora pronta cosicchè il presiden-
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             te del Consiglio Salandra decise di chiudere la frontiera .
                Queste ragioni spiegano perchè furono vietate la camicia rossa e la forma-
             zione  di  un  gruppo  specificamente  italiano:  solo  fu  autorizzato  l’arruolamente
             nella legione straniera. Peppino Garibaldi non fu nominato generale ma tenente-
             colonnello, mentre era generale dell’esercito messicano, però, per i Francesi, era
             impensabile considerare l’esercito francese come un esercito messicano.
                Nonostante questo atteggiamento ostile oppure cauto dei Francesi, migliaia
             di volontari italiani risposero all’appello di Ricciotto Canudo e Blaise Cendrars
             lanciato il 2 agosto 1914 sulla stampa francese per difendere la repubblica, poi il
             ruolo dei Garibaldi fu decisivo.
                Come nell’800, l’inizio dell’avventura garibaldina in Francia fu un affare di
             famiglia. Il capo famiglia, Ricciotti, offrì la sua spada alla Repubblica Francese
             (come suo padre, Giuseppe Garibaldi, aveva fatto nel 1870), poi, in agosto-sett-
             tembre 1914, i suoi figli, dunque i nipoti dell’Eroe dei Due Mondi, arrivarono in
             Francia, via Gran Bretagna, provenienti un po’ dappertutto: Peppino, Ricciotti e
             Bruno (questi arrivando da Cuba) da Nuova-York, Sante dall’Egitto, Costante e
             Ezio da Roma.
                Quest’arrivo suscitò l’entusiasmo degli immigrati italiani in Francia e degli
             Italiani radicali, repubblicani, nazionalisti, rimasti nel loro paese.
                In tutto, 2.354 volontari si arruolarono nella legione straniera su tre battaglioni
             a Nȋmes e a Montélimar, con il deposito nel Palazzo dei Papi in Avignone (cio
             che suscitò l’ironia dei garibaldini anticlericali come Ernesto Re che scriveva per
             il giornale il Secolo! ). Grosso modo, secondo i dati ritrovati, il 54% abitava in
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             Francia, nelle regioni di forte immigrazione italiana (le regioni del Sud, di Lione
             e di Parigi), il 43% vennero dall’Italia del Nord, industriale e urbana (il Piemonte,
             la Lombardia) e del Centro (la Toscana, l’Emilia Romagna) terre «rosse» e tra-
             dizionalmente garibaldine nell’800 come Livorno. Il resto, 3%, viveva altrove,
             negli Stati Uniti, in Svizzera, in Africa del Nord, in Egitto, in Gran Bretagna, un
             volontario arrivò dall’Eritrea!
                L’origine sociale variava in funzione del paese di provenienza . Schematica-
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             mente, i garibaldini di Francia erano immigrati e lavoravano nelle miniere, nelle
             industrie o nei negozi, oppure erano poveri come Augustin Grosso, scavatore e
             Lazare Ponticelli (l’ultimo poilu francese, morto nel 2008), che vendeva giornali



             9   J.-J. Becker/S. Berstein, Victoire et frutrations, 1914-1929, Parigi, Seuil, 1990, pp. 19-26 ;
                 J.-B. Duroselle, La Grande Guerre des Français, 1914-1918, Parigi, Perrin, 1994, pp. 16-
                 47. M. Isnenghi/G. Rochat, La Grande Guerra, Milano, RCS Libri s.p.a., 2000, pp. 68-72.
             10  E. Re, « I garibaldini italiani al Palazzo dei Papi, Avignone, dicembre », il Secolo, 9 dicem-
                 bre 1914, p. 3.
             11  Marabini, Les Garibaldiens de l’Argonne, cit., pp. 93-94, 164-165, 244-245.
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