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288 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
campo di Mailly, andavano a Parigi per passare la giornata come se disertassero.
Sopratutto, Peppino aveva una brutta reputazione di guerigliero in Sud Africa e
Sud America, e i suoi discorsi politico-militari esasperavano i militari e i politici
francesi.
Però, alla fine, l’addestramento della truppa, durato un mese, fu ritenuto valido.
Questi volontari entusiasti andarono al fronte con ordine e disciplina. Il giornalista
italiano Paolo Scarfoglio scrisse nel suo giornale liberale giolittiano, La Stampa,
poco sospetto di filogaribaldinismo: «Si può dire con sicurezza che il reggimento
è bene allenato, e forte nel morale e che non tralignerà sul terreno alle tradizioni
italiane, con altrettanta sicurezza si può dire che è bene e seriamente comandato. Il
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capo mi sembra perfettamete degno della missione e degli uomini, e vice-versa» .
Comunque, i caduti nell’Argonne provarono il coraggio di questi garibaldini
che furono l’inizio di un nuovo mito strumentalizzato.
La costruzione di un mito
Il campo di battaglia dell’Argonne nutrì il mito. Tra Verdun e Parigi, l’Argon-
ne con Lachalade e Le Four de Paris era come le Termopili, l’ultima barriera ad
una invasione nemica, vicino Valmy, la battaglia simbolo della Repubblica del 20
settembre 1792.
Inoltre boschi, viottoli, fitta vegetazione permettevano la guerra alla garibal-
dina e dunque i garibaldini furono spediti al fuoco appena arrivati, senza aver il
tempo di fare il riconoscimento del terreno.
Così, il modo di combattere esaltò la furia garibaldina: assalto alla baionetta,
camicia rossa visibile strappando la giubba, allo squillo di tromba, il 26 dicembre
1914 e il 5, l’8 e il 9 gennaio 1915, con la presa di una trincea e 150 prigionieri
dopo lo scoppio di una mina.
Col combattimento, la fraternità d’armi franco-italiana prevalse. Il sottotenente
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francese Thomas, comandante la 7 compagnia, scrisse una bella lettera commo-
vente al fratello della sua ordinanza Giuseppe Del Bò, scomparso nell’Argonne
all’età di 17 anni : «Ahimé, signore, vostro fratello è morto. Non voglio neppure
tentare di consolarvi. So che ciò sarebbe impossibile. […] Amavo vostro fratello
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come un sotto-tenente francese sa amare i prodi» .
Però, fu un disastro. Al fronte, l’assalto del 5 gennaio 1915 lasciò un gusto
amaro nella bocca dei comandi francese e italiano. Approfittando dello scoppio
di una mina nelle trincee nemiche, i garibaldini caricarono vittoriosamente e rag-
a
giunsero la 3 linea tedesca. Ma, invece di sfruttare il successo, i volontari conob-
34 Ibidem
35 Lettera pubblicata in italiano sotto il titolo « Giuseppe Del Bò », in Il Secolo, 24 gennaio
1915.