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284        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             nelle strade di Parigi nel 1914. Alcuni intellettuali e artisti, residenti a Parigi, a
             Montmartre, risposero all’appello dei Garibaldi come lo scultore Alberto Cap-
             pabianca (che realizzerà il monumento ai garibaldini del Père-Lachaise dopo la
             guerra).
                Quelli che vennero dall’Italia, clandestinamente, avevano un livello sociale e
             intellettuale più elevato con un’ideologia più chiara, nazionalista, repubblicana
             oppure «mussoliniana». Alcuni di loro erano reduci delle guerre patrie del Risor-
             gimento del 1867 (come Chiarissimo Maldini, reduce di Mentana), o delle spedi-
             zioni garibaldine del 1870 (Francia) e in Grecia (1897-1912). La loro origine era
             diversa: funzionario della Croce Rossa italiana, ingegnere, chimico, ex-ufficiale
             del Regio Esercito o della Legione Straniera francese. Alcuni erano poeti, pitto-
             ri, scultori, giornalisti, avvocati, professori, studenti (dalla Toscana soprattutto),
             oppure sindacalisti, anarchici. Altri erano avventurieri romantici alla ricerca di
             un senso della vita come Kurt Suckert (Curzio Malaparte), che decise di partire
             per la Francia a 16 anni di età ma che non potè fare la guerra, arrivando dopo gli
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             scontri e rimanendo al deposito di Avignone . Poi non dimentichiamo tutti quegli
             avventurieri, declassati ed emarginati, che seguono sempre le spedizioni militari,
             come pure le spedizioni garibaldine.
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                La grande diversità di origine spiega motivazioni diverse .
                L’ideale garibaldino era comune: il sacrificio al servizio dei popoli oppressi,
             eredi dei soldati dell’Armée des Vosges del 1870-1871 e ammiratori della famiglia
             Garibaldi. Il fatto ad esempio, di abitare a Via Garibaldi a Nizza (che per di più
             è la città di Garibaldi) poteva spingere un giovanotto a raggiungere i Garibaldi.
                Però gli immigrati volevano ringraziare la Francia per il pane e il lavoro dati
             a loro e volevano integrarsi tramite l’arruolamento nella Legione Straniera, che
             dava la nazionalità francese. C’era anche la solidarietà di professione o tra ge-
             nerazioni: un volontario di 40 anni s’arruolò perchè suo figlio, nato in Francia
             e dunque di nazionalità francese, era moblitato nell’Esercito Francese. Fratelli
             partivano insieme per la guerra, come i colleghi di fabbrica. Gli «Italiani», da
             parte loro, avevano un’altro motivo : quello della solidarietà latina e l’amore per
             la Francia rivoluzionaria, repubblicana, anticlericale, patria dei diritti dell’uomo,
             soprattutto per i mazziniani, i repubblicani, i radicali e i massoni. In questo caso
             ci si arruolava per amore della Francia e non per odio dei tedeschi . Era come se
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             il fronte fosse l’antico limes tra la civiltà latina e la «barbarie germanica». Inoltre,
             l’idea del futurismo di una guerra fattore di rigenerazione di una Italia liberale,




             12  G. B. Guerri, Malaparte, Parigi, Denoël, 1981, pp. 29-30.
             13  Marabini, Les Garibaldiens de l’Argonne, cit., pp. 151, 161, 218-220.
             14  E. Re, « I garibaldini italiani al Palazzo dei Papi, Avignone, dicembre », Il Secolo, 9 dicem-
                 bre 1914, p. 3. C. Briganti, « I volontari italiani in Francia », lavoro, 29 settembre 1914.
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