Page 286 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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286        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



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             conservando nella sua tenda una camicia rossa accanto alla sua divisa francese .
             Il tenente Muracciole, essendo corso, parlava l’italiano ed era considerato come
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             un fratello dagli italiani . Gli ufficiali italiani provenivano in maggioranza dall’I-
             talia (58%), fondamentalmente dal triangolo urbano e industriale : Torino-Milano-
             Genova, e dal Lazio. Gli ufficiali «italo-francesi» erano orginari fondamentale-
             mente di Parigi e della sua regione, ed erano in numero quasi uguale agli ufficiali
             del resto del mondo: undici contro otto. Quanto ai sottufficiali, erano tutti italiani.
             Essi possedevano una esperienza militare o si erano distinti durante l’addestra-
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             mento . Così, Raffaele Borgnis, già legionario del Marocco divenne aiutante nel-
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             la 4  compagnia . Erano in maggioranza originarii della Francia, di Parigi e della
             sua regione, del Sud-est (Marsiglia e Nizza), delle Alpi e della regione di Lione,
             cioè delle zone di provenienza dei soldati volontari. Quanto ai sottufficiali pro-
             venienti dall’Italia, avevano quasi tutti la stessa origine degli ufficiali, dell’Italia
             settentrionale. Non abbiamo trovato sottufficiali del resto del mondo.
                Questi quadri ebbero la missione di formare i volontari alla guerra.



             Uno strano addestramento
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                Però, all’inizio, tutto fu complesso : l’addestramento militare era male ac-
             cettato dai volontari. Il carattere dell’arruolamento garibaldino, tradizionalmente
             riottoso ad ogni tipo di ordine di una qualunque autorità, rese quasi impossibile
             l’esercizio del comando. Ma non solo. La comunicazione fu un ostacolo. Gli or-
             dini dovevano essere dati in francese da ufficiali italiani che non erano francofoni
             e i volontari italiani non li capivano, parlando inoltre dialetti diversi. Enrico Lelli,
             giornalista al quotidiano radicale Il Secolo, scrisse: «Se un italiano all’oscuro di
             tutto, sull’imbrunire di una di queste grigie e malinconiche giornate, capitato per
             caso a Montélimar, si sedesse a uno dei quattro o cinque caffè principali del-
             la simpatica cittadina provenzale, stenterebbe non poco a riaversi dalla sorpresa
             nell’udire pittoreschi gruppi di soldati in uniforme francese esprimersi nei più varî
             dialetti italiani con quella vivacità, quel calore, quell’esuberante gestire che sono
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             qualità proprie della nostra razza» . Il giornalista Paolo Scarfoglio, del quotidia-
             no La Stampa, aggiunse l’8 dicembre 1914: «Il miscuglio dei dialetti aumenta
             ancora di sapore comico per lo strano impiego del francese. I comandi sono dati
             in francese; ed è anche uso di parlare il più possibile il francese, per impararlo alla

             21  Marabini, Les Garibaldiens de l’Argonne, cit., p. 86.
             22  Ibidem, pp. 163-164.
             23  Garibaldi jr, I fratelli Garibaldi dalle Argonne, cit., pp. 55-57.
             24  Marabini, Les Garibaldiens de l’Argonne, cit., p. 153.
                        e
             25  JMO du 4  de Marche, BIHLE.
             26  E. Lelli, « Fra i volontari italiani a Montélimar 21 notte », Il Secolo, 22 ottobre 1914.
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