Page 329 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             aeroplani e idrovolanti. Se avessi potuto fare a modo mio, l’Inghilterra non avreb-
             be costruito mai nessun dirigibile».
                Con questa convinzione Churchill, nominato nell’autunno del ‘14 responsabi-
             le della difesa aerea della Gran Bretagna, puntò prevalentemente sui velivoli da
             caccia per contrastare i raids degli Zeppelin su Londra, a cui si aggiunsero anche
             quelli degli aeroplani. I fatti gli dettero ragione: gli Zeppelin non risultarono mai
             davvero efficaci e i tedeschi subirono forti perdite, sia a causa delle difese antia-
             eree a terra, sia per le azioni effettuate dai caccia e, non da ultimo, per le avverse
             condizioni atmosferiche che ne limitarono decisamente l’operatività.
                In questa altalenanza interpretativa circa le potenzialità belliche dei sistemi
             aeronautici a quel tempo in servizio (dirigibile, pallone, aeroplano), alla vigilia
             dello scoppio della grande guerra la Germania e l’Italia erano orientate maggior-
             mente verso i dirigibili, mentre Francia, Austria, Ungheria, Russia ed Inghilterra
             possedevano, in proporzione, più aeroplani.
                É quindi, soprattutto, oltralpe che, durante la guerra, si svilupperanno con mag-
             gior vigore le tecnologie, i mezzi, i materiali e la stessa dottrina aerea, in risposta
             alle esperienze, alle esigenze ed anche ai risultati provenienti dal fronte operativo.
                Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale sono passati solo undici anni dal
             primo volo dei fratelli Wright: lo sviluppo del mezzo aereo è ancora largamente
             allo stato sperimentale e, tranne per una manciata di persone, le potenzialità bel-
             liche dell’aeroplano vengono tenute in scarsa considerazione. I termini “potere
             aereo” e “supremazia aerea” hanno un senso solo all’interno di una ristretta cer-
             chia di addetti ai lavori, ma in ogni caso non possono essere messi a confronto, né
             tanto meno equiparati con concetti consolidati nei secoli come il potere navale e
             la supremazia dei mari.
                Forse anche per questo motivo, Douhet accettò con entusiasmo ed immedia-
             tezza l’incarico che gli fu proposto ai primi di agosto del 1914 dal quotidiano
             torinese «La Gazzetta del Popolo», ovvero quello di commentare lo svolgimento
             della guerra europea appena scoppiata: quale migliore occasione per approfondire
             e, se le condizioni lo avessero permesso, corroborare le sue intuizioni sul ruolo
             dell’aviazione?
                Va anche detto che Douhet stava vivendo una situazione particolare in quel
             momento, fatta di contrasti importanti e di scontri interni dovuti, forse, proprio
             alle sue stesse intuizioni.
                Il 1° luglio 1912, Douhet, che era stato promosso maggiore nel marzo 1910,
             fu assegnato al Battaglione Aviatori appena costituito a Torino, in qualità di capo
             dell’Ufficio Tecnico, relatore dell’ufficio amministrazione e Comandante in se-
             conda;  il  Comandante  era il tenente  colonnello  di artiglieria  Vittorio  Cordero
             di Montezemolo, già a capo della sezione aviazione del Battaglione Specialisti
             del Genio istituito due anni prima a Roma. Tuttavia, già dal mese di settembre,
             Douhet assunse il comando interinale del reparto, prima di esserne formalmente
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