Page 331 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             di non comprendere la guerra di trincea, ignorando di fatto sia la complessità dei
             combattimenti che quotidianamente vi si svolgevano, sia il ruolo di rilievo assunto
             dall’artiglieria e dalle mitragliatrici nella sempre più intensa e cruenta “guerra dei
             materiali”.
                Douhet, quindi, concentrerà lo sguardo sul fronte franco-tedesco e successi-
             vamente su quello russo-tedesco, mentre dimostrerà scarso interesse per le opera-
             zioni condotte dall’Austria-Ungheria, da lui ritenuta troppo debole per incidere in
             maniera rilevante sull’andamento della guerra, reputando parimenti trascurabile
             l’intervento ottomano, un impero il cui peso militare egli considera marginale.
                Il primo articolo del 7 agosto 1914 intitolato “La Grande Guerra”, riscontrò
             un successo immediato; centinaia di lettori scrissero alla redazione della Gazzetta
             plaudendo alla nuova firma del quotidiano, il commentatore militare che si fir-
             mava con lo pseudonimo di “Spectator”. I riferimenti al giornale inglese di inizio
             ‘700 con lo stesso nome possono sembrare immediati, ma sarà lo stesso Douhet a
             spiegare la ragione di questa scelta nel momento in cui, nelle prime righe dell’ar-
             ticolo del 7 agosto, scrive: «...noi osserviamo le cose coll’animo sereno dello spet-
             tatore [...] ».  Nell’articolo del 12 settembre 1914 dal titolo “Parole in –ismo”,
             invece, per ribattere alle accuse di eccessivo militarismo ricevute dall’On. Edoar-
             do Giretti (industriale pinerolese liberal-radicale, amico e collaboratore di Luigi
             Einaudi), Douhet chiarisce definitivamente la posizione e la natura di “Spectator”
             scrivendo: «Siamo certi che il popolo [...] sano d’Italia, che lavora e che produce,
             che è pieno di buon senso pratico ed ha in sé un profondo senso di giustizia, non
             vedrà mai in “Spectator” l’uomo sanguinario che arrota un’arma criminosa con
             l’intendimento di compiere un atto brigantesco, ma bensì l’uomo al di fuori ed al
             di sopra di ogni tendenza che, con l’animo commosso dal terribile flagello sca-
             tenatosi nell’Europa, cerca nel suo cuore, ove fervè un solo amore, le parole più
             franche e più sentite per additare ai suoi concittadini ciò che altrove avviene, come
             salutare e provvido ammaestramento. [...] ».
                È difficile non intravedere in queste parole un collegamento con il celebre
             “Sentimento del cronista” di Olindo Malagodi, allora Direttore de «La Tribuna»,
             fra i maggiori cronisti della neutralità insieme ad Alfredo Frassati, direttore de
             «La Stampa». Così come Malagodi spiegava come il cronista non dovesse giudi-
             care o mescolare ai fatti i propri sentimenti, lasciando alla cronaca il compito di
             restare tale, allo stesso modo Giulio Douhet scelse lo pseudonimo di Spettatore,
             ponendosi l’obiettivo di osservare «La grandiosa tragedia, della quale stanno svol-
             gendosi i primi preludi e che avrà per teatro il Mondo», parole con le quali inizia
             il primo articolo del 7 agosto 1914.
                Gli articoli, possono essere divisi in tre filoni principali. Il primo va dall’a-
             gosto all’ottobre del 1914, dove Douhet si concentra sul fronte occidentale; il
             secondo va dal novembre 1914 al gennaio del 1915, quando il fronte occidentale
             perde interesse agli occhi di Douhet, dal momento che non si verificavano eventi
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