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330 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
incaricato nel febbraio del 1913 e, successivamente, nominato Comandante titola-
re nell’aprile del 1914, pochi giorni dopo la sua promozione a tenente colonnello.
Douhet inaugurò una gestione complicatissima di un Battaglione molto ampio
nei numeri e nelle dislocazioni (con basi anche in Libia), ancora privo di uno spiri-
to di corpo vero e proprio. Fu un periodo effettivamente molto complesso, alcune
sue scelte gestionali lo portarono ad inimicarsi molti nomi dei suoi superiori fino
ad attirarsi due inchieste amministrative, non proprio del tutto ingiustificate, ma
effettivamente legate all’èlite dei Dirigibilisti dell’epoca, di cui faceva parte anche
il diretto superiore di Douhet, il Colonnello Maurizio Mario Moris.
Non è questa la sede adatta a disquisizioni circa la situazione del Battaglione
o su alcune scelte compiute da Douhet (si pensi all’affare Caproni), basti solo
sapere che tale situazione di contrasto porterà al suo esonero dal Battaglione nel
dicembre del 1914. Tutto ciò, è abbondantemente riflesso all’interno degli articoli
su «La Gazzetta del Popolo», noti come “articoli sulla Prima Guerra Mondiale”,
in realtà 156 articoli dal 7 agosto 1914 al 26 marzo 1915, quindi sui primi 8 mesi
di quella che, ancora, si andava caratterizzando come una Guerra Europea.
Quanto precede è necessario affinché si intraprenda la lettura di tali articoli
con il giusto spirito, con la coscienza del fatto che essi rappresentano una visione,
un punto di vista, tenendo quindi nella debita considerazione il background del
personaggio ed il backstage della situazione contingente.
Il 7 agosto 1914, dunque, Douhet iniziò la sua collaborazione con il quotidiano
torinese «La Gazzetta del Popolo» con un articolo intitolato “La Grande Guerra” .
«La Gazzetta del Popolo» era un quotidiano di lunga tradizione e di indiscusso
prestigio, di orientamento liberal-governativo che in quegli anni si contendeva il
ruolo di primo quotidiano di Torino con «La Stampa». Nell’accettare l’incarico
affidatogli, Douhet ricevette, letteralmente, carta bianca; l’unica richiesta che gli
fu fatta da parte della redazione del giornale fu quella di utilizzare un linguaggio
semplice, diretto, in grado di raggiungere il maggior numero di lettori possibile,
ma anche in grado di orientarli in quello che, inizialmente, fu il groviglio di noti-
zie che circolavano sullo scoppio della Grande Guerra europea. A questa richiesta,
Douhet seppe rispondere in maniera sorprendentemente efficace; d’altra parte gio-
va ricordare che il ruolo che si apprestava a ricoprire gli era congeniale, avendolo
già svolto quando aveva commentato la guerra russo-giapponese del 1904-1905
per il quotidiano genovese «Il Caffaro», in 35 articoli pubblicati fra il febbraio
1904 ed il giugno 1905. Allora, sulla base di argomentazioni logiche e affidandosi
al buon senso nella valutazione dei fattori strategici, aveva giustamente previ-
sto, in contrasto con il giudizio pressoché unanime di tutti gli altri commentatori
dell’epoca, la vittoria del Giappone.
Logica e buon senso saranno fedeli compagne di Douhet anche in questo caso
dove, nel seguire l’andamento delle operazioni sul fronte occidentale, lo stesso si
manterrà sul piano strategico, senza scendere mai a livello tattico, dimostrando