Page 55 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Alla sua ormai prevedibile morte , Salandra assunse l’interim degli Esteri. Il
22 ottobre li offrì a Sidney Sonnino, precisando : “Naturalmente il re è informato e
consente pienamente”. L’ingresso dell’ex presidente nel governo doveva però av-
venire nell’ambito di un rimpasto generale, anche per le dimiosisoni rassegnate da
due ministri: Domenico Grandi, titolare della Guerra, e Giulio Rubini, del Tesoro.
La compagine del nuovo ministero venne completata il 4 novembre. L’indo-
mani i ministri giurarono. Salandra tenne l’Interno. Agli Esteri entrò Sonnino.
Vennero confermati Martini alle Colonie, Zupelli, in carica dall’11 ottobre, alla
Guerra, Daneo alle Finanze, Ciuffelli e Lavori pubblici, Cavasola all’Agrivoltura
e Riccio a Poste e Telegrafi. Le novità sostanziali furono Vittorio Emanuele Or-
lando alla Giustizia, Paolo Carcano al Tesoro, Pasquale Grippo all’Istruzione e
vice ammiraglio Camillo Corsi alla Marina, in successione a Salandra che dal 15
settembre aveva assunto l’interim dopo le dimissioni di Leone Viale. Anche più
ampio fu il cambio dei sottosegretari. Sin dalla vigilia Salandra avvertì Sonnino
che l’ingresso di Carcano e Orlando segnava il declino dell’egemonia di Giolitti.
Secondo Primo Levi, direttore generale degli affari commerciali del ministe-
ro degli Esteri, lo stallo del quadro bellico consigliava di “prolungare il periodo
della neutralità anche indipendentemente dal grado della preparazione militare”
e, “in un momento storico come il nostro in cui le lotte sono intercontinenta-
li, intermondiali” occorrevano “calcoli di vastissimi spazi anche a brevissimo
tempo”.”Nel considerare dunque sin d’ora la via che ci converrà di scegliere, il
contegno che ci converrà adottare, non bisogna tener conto solo dei dati immedia-
ti, della situazione, ed appagarsi di piccole combinazioni provvisorie, ma guardare
lungi per l’avvenire. Come guardava all’ avvenire chi, per fare l’Italia in Italia,
incominciava dal mandare il Piemonte in Crimea” (23 novembre).
Salandra e Sonnino colsero altresì il rischio che il prolungamento della guerra
poteva comportare per l’Italia: la riapertura della “questione romana”, dormiente
dalla legge delle guarentigie. Col trascorrere dei mesi i governi dei diversi Paesi
in lotta avevano bisogno crescente di coesione interna. Dai primi segnali di crisi
papa Pio X, che da tempo aveva avvertito l’incombere del “guerrone” , aveva
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indicato la via della Santa Sede: non tanto la “neutralità” ma l’invocazione della
pace, la smobilitazione delle coscienze. Nondimeno i cattolici dei diversi Paesi
vennero sempre più assorbiti nelle spirali dei rispettivi governi. In ottobre il quoti-
5 Poche ore prima di morire di San Giuliano scrisse una poesiola : “In pugliese Salandra, in
meneghino/ Marcora, narreranno le mie gesta./Leggendo il funerale del cugino (era Collare
della SS Annunziata come Giolitti NdA),/ Giovannino dirà: Che bella festa! (…) Sulla mia
bara mesti e addolorati/ i farmacisti deporranno i fiori;/ e così si vedrà che vi son cuori/
nel dolce italo suol memori e grati (...)” Cit. in Aldrovando Marscotti, Guerra diplomatica.
Ricordi e frammenti di diario, 1914-1919, Milano, Mondadori, 1937, pp.51-52.
6 Gianpaolo Romanato, Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo, Torino, Lindau,
2014.