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66 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
Una crisi “di lunga durata”?
In generale, la fine della prima decade del Novecento segna comunque un’ac-
celerazione nel processo di deterioramento dei rapporti fra Roma e Vienna. L’apice
di tale processo coincide con il biennio 1911-1912 e con le pressioni dei circoli
militari imperiali e regi per un intervento “preventivo” contro l’Italia, impegnata
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nella campagna di Libia . Esso si lega da una parte all’incapacità della Germania di
Guglielmo II di continuare a svolgere il ruolo equilibrante che aveva svolto duran-
te il ventennio bismarckiano, dall’altra dall’ormai prossimo collasso dell’Impero
ottomano che – oltre ad alimentare le istanze nazionaliste nei suoi residui possedi-
menti europei e ad attizzare le ambizioni espansioniste dei loro vicini – instilla un
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inedito senso di urgenza nelle Potenze interessate alla sua spartizione . In questo
scenario, l’affermazione e la strumentalizzazione della consapevolezza nazionale
costituiscono – dal punto di vista italiano – lo strumento per conseguire un duplice
obiettivo: il contenimento della penetrazione austriaca nei Balcani dopo l’annes-
sione della Bosnia-Erzegovina da parte di Vienna (1908) e la rivendicazione –
secondo la tradizionale politica dei compensi – delle terre irredente del Trentino
e dell’Adriatico, ormai chiaramente rappresentato, nella propaganda nazionalista,
come il «golfo d’Italia». Ciò non significa la fine delle oscillazioni, provocate, da
una parte dalle vicende politiche interne, dall’altra dalla necessità di non assumere
una posizione di aperta rottura rispetto alla Triplice. In questo senso, sono indica-
tive le parole con cui Giovanni Giolitti – a posteriori – giustifica la scelta del suo
quarto governo di procedere al rinnovo del trattato nel dicembre 1912:
È assai facile, fra l’altro, dopo che gli avvenimenti si sono compiuti, trovare
anche in incidenti mediocri e trascurabili gli indizi di ciò che doveva avve-
nire [...] Ma a chi si metta nella giusta prospettiva apparirà che, nonostante
le innegabili velleità aggressive del partito militarista austriaco, propositi e
minacce di guerra non si erano a quel tempo manifestati [...] D’altra parte è
d’uopo tenere bene presente che i rapporti fra l’Austria e l’Italia [...] erano
tali che un dilemma si poneva rigidamente: i due Paesi dovevano essere o
alleati o nemici decisi; ed un nostro rifiuto di rinnovare l’alleanza sarebbe
apparso come un proposito da parte dell’Italia di mettersi di fronte all’Au-
stria in una posizione di ostilità dichiarata; ed in tale caso c’era ogni ragione
8 Sulla posizione anti-italiana dei vertici militari austro-ungarici e, in particolare, del Capo di Sta-
to Maggiore Generale, Conrad von Hötzendorf, cfr. G.E. Rothenberg, L’esercito di Francesco
Giuseppe, trad. it., Gorizia, 2004; cfr. anche L. Sondhaus, Franz Conrad von Hötzendorf: l’anti
Cadorna, trad. it., Gorizia, 2003. Sulle vicende del periodo 1911-1912 e le loro relazioni con
la campagna di Libia, cfr. F. Malgeri, La guerra libica (1911-1912), Roma, 1970, spec. pp. 319
sgg.
9 Cfr. G. Del Zanna, La fine dell’impero ottomano, Bologna, 2012; cfr. anche R. Matran (a cura
di), Storia dell’Impero ottomano, trad. it., Lecce, 1999, spec. capp. XVIII e XIV.