Page 67 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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                   di temere che l’elemento militare austriaco [...] non avrebbe mancato di
                   profittare del pretesto del nostro rifiuto, per dare seguito ai suoi propositi
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                   ostili verso l’Italia .
                L’atteggiamento dei vertici dell’esercito giustifica anch’esso queste oscillazio-
             ni. Nonostante gli esercizi di pianificazione compiuti sin dai primi anni Ottanta
             per un’azione contro l’Austria-Ungheria, la posizione dell’establishment militare
             italiano (soprattutto dei suoi vertici) era e restava largamente triplicista. Tale at-
             teggiamento – legato in particolare all’ammirazione per il “modello prussiano”
             maturata fra il 1866 e il 1870 – si sarebbe consolidato negli anni in cui il vertice
             dello Stato Maggiore fu retto dal generale Alberto Pollio (1908-1914). Con Pol-
             lio, il grosso degli apprestamenti difensivi e offensivi sarebbe stato indirizzato
             a una campagna sul fronte nord-occidentale. La prospettiva di un intervento a
             fianco degli Imperi centrali costituiva il perno della pianificazione militare italiana
             e – attraverso questa – dei meccanismi di mobilitazione dell’esercito, già com-
             plicati dalla conformazione geografica del Paese e dai limiti della sua dotazione
             infrastrutturale. Questi fattori sarebbero perduranti anche nei mesi della neutra-
             lità, come dimostra la posizione tenuta, fra il luglio e l’agosto 1914, dal nuovo
             Capo di Stato Maggiore, generale Luigi Cadorna, intorno ai temi della radunata a
             nord-ovest e dell’invio di forze sul Reno in ottemperanza alle convenzioni militari
             vigenti. L’atteggiamento di Cadorna è stato utilizzato per giustificare almeno in
             parte l’inefficienza che ha accompagnato l’entrata in guerra dell’Italia nel mag-
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             gio 1915 . Dietro questa inefficienza si esprime, però, anche altro: la radicata
             diffidenza esistente fra mondo militare e mondo politico e – come accaduto già
             all’epoca della campagna di Libia – la volontà di quest’ultimo di tenere celata il
             più possibile la decisione di dare inizio alle ostilità, così da conservare il massimo
             spazio di manovra.
                Il percorso che dalla neutralità porta alla stipula del patto di Londra (23 apri-
             le 1915) è non meno tormentato. Anch’esso si caratterizza, da una parte, per la
             difficile comunicazione fra vertici politici e militari (esacerbata da quella che è

             10  G. Giolitti, Memorie della mia vita. Con uno studio di Olindo Malagodi, vol. II, Milano, 1922,
                 p. 478 sgg.
             11  Seppure interessate, cfr., a questo proposito, le osservazioni di L. Cadorna, La guerra alla fronte
                 italiana. Fino all’arresto sulla linea della Piave e del Grappa (24 maggio 1915 - 9 novembre
                 1917), 2 voll., Milano, 1921; cfr. anche P. Pieri, L’Italia nella prima guerra mondiale (1915-
                 1918), Torino, 1965, ed E. Faldella, La grande guerra, 2 voll., Milano, 1978. Sulla posizione
                 dei vertici militari italiani negli anni della Triplice cfr. M. Mazzetti, l’esercito italiano nella
                 Triplice Alleanza. Aspetti della politica estera, Napoli, 1974; sul “percorso di avvicinamento”,
                 cfr. F. Minniti, esercito e politica da Porta Pia alla triplice alleanza, Roma, 1984. Sulla pianifi-
                 cazione di una campagna contro l’alleato austro-ungarico negli anni della Triplice cfr. M. Ruffo,
                 L’Italia nella Triplice alleanza. I piani operativi dello SM verso l’Austria-Ungheria dal 1885 al
                 1915, Roma, 1998.
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