Page 20 - Le donne nel primo conflitto mondiale - Dalle linee avanzate al fronte interno: La grande guerra delle italiane - Atti 25-26 novembre 2015
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LE DONNE NEL PRIMO CONFLITTO MONDIALE                                       20


             La guerra di Libia segna il passaggio di una parte consistente del movimento femmi-
          nile italiano dal pacifismo all’accettazione della guerra come categoria della nazionalità.
          Si dichiarano a favore della guerra il Consiglio Nazionale Donne Italiane e personaggi
          noti al grande pubblico come Ada Negri, Sibilla Aleramo, Matilde Serao, Teresa La-
          briola che sostiene che il pacifismo nega il valore dello Stato. Si forma una opinione
          pubblica femminile favorevole alla guerra per difendere la civiltà latina. Larga parte
          della pubblicistica femminile affronta il tema della difesa della civiltà latina dai ‘barbari’:
          ne scrivono Anna Maria Mozzoni, Irma Melany Scodnik, Stefania Turr, Anna Franchi.

          IV

             Con la prima guerra mondiale emerge per la prima volta, a livello di massa, in tutta
          Europa, una presenza femminile in ambito pubblico. Le donne sembrano in grado di
          rappresentare entrambi i generi perché non si limitano ad assistere e curare, come han-
          no sempre fatto, ma occupano lo spazio pubblico e sostituiscono gli uomini nel lavoro.
             Contrariamente a quanto per decenni si è ripetuto, oggi si ritiene che la guerra di
          trincea di quegli anni, avrebbe femminilizzato gli uomini e ne avrebbe mortificato la
          virilità per i lunghi periodi di inattività, la paura costante, le malattie, le sofferenze, le
          mutilazioni, la morte di massa. Sono questi i temi ricorrenti nelle mostre e nelle pub-
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          blicazioni del 2014 e del 2015 sulla Grande Guerra .
             Per le donne, al contrario, la guerra rappresenta l’occasione di valorizzare capacità
          e competenze. Diminuisce perfino il tasso di mortalità femminile, perché le donne
          che lavorano non patiscono più la fame e perché nascono meno figli. Il tasso di nata-
          lità diminuisce dal 31,7 per mille del 1914 al 18 per mille nel 1918.
             L’obiettivo comune di donne e uomini è la sconfitta del nemico. Molte donne co-
          minciano ad organizzarsi fin dal 1914 costituendo Comitati di preparazione alla guer-
          ra e avviando raccolte di fondi. Il Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (CNDI)
          presieduto dalla liberalgiolittiana contessa Spalletti, crea il Comitato di assistenza alle
          famiglie dei combattenti prima ancora che l’Italia entri in guerra e in pochi mesi riu-
          nisce migliaia di volontarie.
             Margherita Sarfatti, socialista della prima ora, legata all’Unione femminile nazionale
          di Ersilia Majno si reca in Francia dal gennaio al marzo del 1915 per visitare unità della
          Croce Rossa, scuole e rifugi, intervistare volontarie, insegnanti, giornaliste e attrici con


          5  Un esempio per tutti potrebbe essere la mostra allestita al Mart di Rovereto nel 2015 per il centena-
             rio della Grande Guerra, dal titolo La guerra che verrà non è la prima 1914-2014. Scopo della mostra, si
             legge nel catalogo è quello di denunciare l’«orrore di ogni guerra».







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